Gestire una propria label discografica è una delle strade più percorse attualmente dagli artisti. Approfittando di un settore che sembra attraversare un periodo destabilizzato e durante il quale sembrano valere tutte le regole, i più importanti attori della scena cercano costantemente nuova musica per tenere vivo il fuoco dei live e dei flussi delle piattaforme.
Avviare un’etichetta col passare del tempo è diventato sempre più facile. Molti neo proprietari di etichette sottolineano quanto abbiano imparato da precedenti e da episodi che li hanno visti coinvolti da label non solo indie ma anche major, e si sono posti delle domande chiedendo consigli a chi di esperienza ne ha da vendere. Come si fa ad aprirne una? Proviamo a centrare almeno dieci punti per un preciso avvio.
1. Identità e garanzie. Mentre le etichette più importanti si presentano come contenitori (cataloghi) piuttosto che realtà intenzionate a fare scouting (ricerca), nella scena della musica elettronica le label rimangono il faro per ogni artista e anche utente, come da garanti. Motivazione, passione, rabbia, rivalsa, sfida e caso possono essere i motivi per cui un artista apra un suo brand discografico. Essere ambasciatori di una propria musica è di grande responsabilità e motivo di orgoglio.
2. Monetizzare. La legge del profitto. Non importa quanto sia ricercata e di livello la propria musica, difficilmente si riuscirò a realizzare un profitto fin dall’inizio e andare in pareggio coi costi, che in fase di avvio non sono proibitivi ma ci sono. Nonostante si sia in fase di start-up o si lavori con amici e i costi siano pressoché zero, e si pubblichi solo in formato digitale, possono esserci altre spese da sostenere, come qualche grafica, qualche sponsorizzata sui social, qualche ufficio stampa esterno. Bisogna quindi essere comprensivi e magnanimi solo con i propri artisti e intransigenti con il resto dei fornitori. È una questione di bilanci.
3. Sviluppare un proprio network. Molte piccole etichette vivono e muoiono grazie alla loro forza d’animo e stanno in piedi grazie alla comunità che si sono costruite attorno. La Rete offre sempre più opportunità per entrare in contatto con musicisti ed etichette che la pensano allo stesso modo. Sempre più label scoprono, lavorano, investono e credono principalmente in artisti che hanno scovato online e non in presenza come avveniva abitualmente sino all’avvento del digitale. Ieri nel club o nel pub, oggi a portata di click, l’artista è raggiunto e contattato, spesso subito coinvolto perché l’industria ha sempre meno tempo da perdere.
4. La tua prima release. Se si ha deciso di fondare un’etichetta, probabilmente si ha già in mente il nome degli artisti con cui piacerebbe lavorare o perlomeno approfondire la conoscenza di persone che fanno dell’ottima musica. Dopo aver compreso come sviluppare un proprio network, e nel caso si fosse intenzionati ad accelerare la pratica di ricerca, una buona mossa potrebbe essere quella di ascoltare delle emittenti indipendenti, spesso svincolate da manovre in cui sono coinvolti degli sponsor, o esplorare piattaforme come Soundcloud, Mixcloud e Bandcamp, proprio per trovare nuovi talenti.
5. Musica in vari formati. Pubblicare musica, sì, ma come? In formato digitale? E fisico? Entrambi? Sono domande a cui bisogna presto trovare risposta, come vedremo anche più avanti nel dettaglio. Molti dj suonano dichi in vinile e molti fan li collezionano. Sono tornate di moda anche le audiocassette. Usate bene Bandcamp e i suoi derivati. Una parentesi va dedicata ai dischi in vinile. Questo supporto non è mai scomparso dalla scena dance elettronica. Nel frattempo, le vendite di vinili tradizionali nel mondo sono aumentate di anno in anno rendendo la stampa dello stesso una valida fonte di reddito per la un’etichetta. La questione di stampare o meno un vinile dipende dal pubblico a cui ci si rivolge.
6. Lo stile, l’immagine, la grafica. Con la gittata di così tanta nuova musica, sia online che destinata ai negozi, servono delle copertine belle, meglio ancora memorabili, fantasiose, distinguibili dalla concorrenza, riconoscibili e accattivanti, che possano far risaltare la pubblicazione. Bisogna partire da un layout, da uno stile e proseguire la strada grafica iniziata. È fondamentale pertanto una direzione artistica e raggiungere un equilibrio tra l’estetica visiva dell’etichetta e quella dell’artista, che sono il contenitore reale o digitale, senza mai perdere di vista la musica, che è il contenuto.
7. La distribuzione. È il modo in cui la musica viene consegnata ai negozi fisici, ai negozi online e alle piattaforme di streaming. La scelta del distributore e dell’aggregatore sarà in parte determinata dai formati scelti. Molte etichette scelgono di collaborare con servizi di distribuzione professionali che dispongono delle risorse e dei contatti per semplificare il processo di diffusione. Alcune aziende gestiscono specificamente la distribuzione fisica o digitale, mentre altre fanno entrambe le cose.
8. La promozione, la comunicazione e la pubblicità. Convincere la gente ad ascoltare le proprie tracce è un’impresa non da poco. I distributori non fanno più dall’inizio del nuovo millennio tutto questo lavoro. Il modo più semplice per raggiungere un pubblico a target è esplorare il web attraverso vari canali. Non tutte le release necessitano di uno storytelling ma accompagnarle con delle descrizioni aiuta il lavoro dei recensori e degli opinion leader del comparto. Se non si dispone di un dipartimento esterno di comunicazione, bisogna profilare fan e addetti ai lavori in dettagliati database. Le pubbliche relazioni sono determinanti per comunicare la parte istituzionale della label, raccontare l’unicità del proprio roster ed elencare le proprie uscite.
9. La parte editoriale. Ogni brano ha due tipi di copyright: uno per l’autore e la proprietà intellettuale e l’altro per la registrazione. Quando una traccia viene riprodotta in un club, in tv o in radio, o riprodotta in un formato fisico, scaricata, trasmessa in streaming o sincronizzata su media visivi, l’autore e/o l’artista devono riscuotere le royalties. Il mondo dell’editoria è fortemente competitivo e formale: qui i diritti sono soldi. Il compito di un editore musicale è quello di monetizzare e raccogliere le relative entrate, previo il trattenimento di una parte come commissione.
10. Lato burocratico e legale. Non ci si deve preoccupare di registrarsi come azienda finché non si guadagna o si assumono dipendenti. Ai primi rendiconti in attivo del distributore, deve fare seguito una fattura, una parcella. Meglio muovere i primi passi almeno con una partita Iva. Nel contempo, sin dall’inizio, è importante tenere un registro con entrate e uscite in modo da monitorare l’andamento finanziario del brand. È senza dubbio importante regolarizzare gli accordi con distributori e artisti, quindi oltre a un commercialista sarebbe utile avere anche un avvocato specializzato.
Ricordate infine la relazione continua tra label e si suoi artisti, che sono come i componenti di una selezione sportiva: senza il loro apporto non ci sarebbe una scena e tanto meno degli esiti. Una label è un po’ come una famiglia, con il suo capo, le sue regole, i suoi principi e i suoi obiettivi. Bisogna poi restare al passo coi tempi. Intrattenimento, musica, musica elettronica.
La nicchia della nicchia è in costante evoluzione. Il ruolo delle etichette discografiche cambia col tempo e si evolve insieme al business della musica stessa. Ci sono input quotidiani e aggiornamenti da seguire col passare dei minuti, in un settore che davvero innova perché basato da una filiera interamente incentrata sulle tecnologie, soprattutto quelle nuove.
07.10.2024