Cos’è una reference o traccia di riferimento? Nella sua forma più semplice, è un brano musicale che si conosce molto bene e che si può usare non solo per compararlo a un altro, magari in fase di mix in studio ma anche per esaminare il suono di uno studio e del suo sistema di diffusori. Se si sta cambiando qualcosa al proprio set up o si sta ascoltando un nuovo prodotto, utilizzare delle tracce di riferimento permetterà di analizzare e comprendere al meglio ogni minimo dettaglio.
Noi abbiamo testato e soprattutto sollecitato le KRK RP5 G4 e le Wharfedale Titan 15D, per sentire cosa e come risponde diversamente un suono. Questo ci aiuta a monitorare e giudicare le informazioni in nostro possesso su un prodotto o su un intero sistema. Non è necessario che le registrazioni siano perfette o anche particolarmente ben prodotte, basta che siano di nostro gradimento. L’importante poi è che si conoscano bene le tracce, le loro caratteristiche e le loro peculiarità. Primo impatto, ritmo, atmosfera, dinamica, stereofonia, frequenze, tutto insomma verrà valutato. Partendo da lontano. Per testare questi monitor, ecco dieci pezzi che hanno tutte le caratteristiche per mettere a dura prova qualsiasi impianto.
Kraftwerk ‘Autobahn’ (1974)
Sembra davvero poco plausibile che questo singolo sia stato pubblicato 46 anni fa. I Kraftwerk stavano davvero facendo mezzo secolo prima quello che molti stanno ancora cercando di fare oggi: lo sviluppo della musica elettronica nella sua interezza. Ventitré minuti di percorso magistrale colpirà il vostro sistema in modo inimmaginabile.
Cybotron ‘Clear’ (1983)
Musica elettronica innovativa, questa volta proveniente dalla città dei motori. Juan Atkins e Richard Davis offrono suoni electro molto… freschi e non pensavano che sarebbero stati più volte campionati negli anni a venire gettando le basi per una Detroit tutta nuova pronta a offrire al pianeta badilate di pura techno. Il mood vivace risveglia in modo brillante i nostri monitor.
Tangerine Dream ‘Love On A Real Train’ (1984)
Colonna sonora del film ‘Risky Business’ con Tom Cruise, il pezzo ha sonorizzato moltissimi altri lungometraggi con i suoi suoni di synth drammatici ed evocativi, che si prestano perfettamente non solo al grande schermo ma anche alle casse sotto esame. Un esame passato a pieni voti, comunque.
Mr. Fingers ‘What About This Love’ (1989)
Da Detroit a Chicago, con linee di basso profonde, un pianoforte caldo e delle voci fluide e piene di sentimento, Larry Heard ha composto un numero sufficiente di classici per scrivere la storia della house. Il suono delle sue produzioni è così complesso che mette il nostro sistema a dura prova pur senza loudness war.
Massive Attack ‘Unfinished Sympathy’ (1991)
Ci sono note di basso profonde, voci emotive e uniche e delle percussioni talmente intricate che ci mandano dritti dritti nel paradiso della trip-hop e di tutto quello che confina con la ambient. E i monitor ringraziano per questo tocco fluido ed elegante.
Plastikman ‘Gak’ (1993)
Ci si chiede se il proprio sistema audio sia in grado di gestire ritmi simili? Richie Hawtin ha la risposta per tutti: dipana lentamente una raffica di complesse percussioni, la cassa è spaziale e gli effetti, dopo una minacciosa rullata, tornano al loro posto. Il loop che si viene a creare sembra che possa incantare le Wharfedale.
Underworld ‘Dark & Long (Dark Train)’ (1994)
Gli Underworld si spingono al confine della realtà ed entrano nell’epico meglio di molti altri con questa traccia. Groove, testi con parlati eterei, sintetizzatori caldi e un mood stereofonico ampio e spazioso che crea la giusta ambientazione per una traccia di prova avvolgente. Le Wharfedale ringraziano.
Nicolas Jaar ‘Mi Mujer’ (2010)
Noto per i suoi brani da club e alcune divagazioni sperimentali, Nicolas Jaar ama esplorare il sound design con un modello di musica nuovo. ‘Mi Mujer’ è uno dei migliori esempi per combinare un formato da pista con un viaggio nella dinamica. Le linea di basso e le drum cercano di fare a botte con le KRK.
Recondite ‘Caldera’ (2014)
La techno di alta gamma di Recondite offre atmosfere lunatiche perfette per passeggiate tranquille con il partner, una guida notturna o semplicemente per mettere a prova il nostro sistema. Le percussioni nitide ricevono molta aria nei woofer attraverso una linea di basso che ha del minaccioso.
DJ Koze ‘Planet Hase’ (2018)
Un basso profondo, rullanti strascicati arricchiti da effetti e clap stratificati che si incastrano a voci ovattate in una atmosfera rilassante e malinconica che viene resa ancor più particolare attraverso un singolare mix. E anche in questo caso, l’accoppiata KRK e Wharfedale risponde pronta e lesta alla chiamata mettendo in risalto ogni minimo dettaglio.
12.09.2020