foto: ufficio-stampa Roberto Capuano
Classe 1987, nato e cresciuto a Napoli, il dj e producer Roberto Capuano ha esordito nella discografia nel 2009 con un EP uscito su MKT, l’etichetta discografica di Markantonio; da allora si sono succedute altre release per label del calibro di Drumcode, Truesol e Second State. Nel frattempo i suoi dj set lo hanno portato a suonare per festival del calibro di Awakenings, Monegros e Ultra Music Festival: un percorso più che lineare che sta proseguendo da diverso tempo nel migliore dei modi. E adesso spazio alle sue risposte in 60 secondi.
Il primo disco che hai comprato?
Future Beat Alliance di Grey Summer (2011).
I tuoi idoli quando eri agli inizi?
Fin da subito mi sono immerso nella scena techno napoletana, anche se i primi DJ che ho ascoltato nella mia vita suonavano house music. Non ho mai avuto un idolo assoluto, ma ho sempre guardato con ammirazione chi mi circondava: molti di loro oggi ho la fortuna di chiamarli amici e colleghi.
Se non fossi diventato un artista adesso saresti…
Probabilmente un nerd della tecnologia a tempo pieno, perso tra cavi, sintetizzatori e software strani che soltanto io troverei affascinanti. Forse sarei un sound designer o uno sviluppatore di strumenti musicali digitali. Sempre con le mani nella musica, ma in un altro modo!
Che lavori hai fatto prima di diventare un dj ed un producer a tempo pieno?
Ho fatto di tutto: cameriere, corriere e altri lavoretti per mantenermi mentre studiavo per laurearmi come sound engineer. È stato un periodo intenso, ma ogni sera tornavo a casa con la testa soltanto sulla musica. Ho avuto la fortuna di avviare presto la mia carriera da DJ e producer, trasformando la mia passione in un percorso professionale che ancora oggi mi entusiasma.
La cosa più pazza che hai fatto con i primi soldi guadagnati con la musica?
A dire il vero, è passato così tanto tempo che faccio fatica a ricordare! Probabilmente qualche acquisto stravagante, un viaggio last minute senza pensarci troppo o magari una spesa folle in dischi che non ho mai nemmeno suonato. Alla fine, l’importante è che mi sia divertito!
La tua serie tv preferita?
Breaking Bad!
Il tuo rapporto con i social?
I social sono un mezzo potente per condividere la propria musica e connettersi con il pubblico; negli anni mi hanno aiutato molto a farmi conoscere. Li ho sempre usati con moderazione, cercando di mantenere un equilibrio tra il mondo online e quello reale. Oggi l’attenzione è sempre più focalizzata sui contenuti digitali e a volte sembra che conti più la presenza sui social che la musica stessa. Per me, però, la musica rimane al centro: preferisco che i social siano un supporto, non una priorità. Alla fine, quello che davvero conta è l’esperienza che si crea durante un DJ set, il modo in cui la musica riesce a unire le persone in un momento unico e irripetibile.
I tuoi hobby?
Oltre alla musica (che è il mio mondo), amo leggere, approfondire le ultime novità tecnologiche e sperimentare nuove tecniche di produzione musicale. Passo ore a fare digging, sempre alla ricerca di tracce fresche e inaspettate da inserire nei miei DJ set per sorprendere il pubblico.
Il tuo pregio ed il tuo difetto?
Pregio: la passione smisurata per la musica. Difetto: a volte perdo la cognizione del tempo quando sono in studio… ma non è poi così male, no?
Che cosa suggerisci ai giovani che vogliono diventare dj e producer?
Non basta soltanto la passione, servono dedizione e tanta pazienza. Trovate il vostro sound, non abbiate paura di sperimentare e non inseguire le mode. Siate coerenti con voi stessi e ricordate che il successo non arriva da un giorno all’altro, ma passo dopo passo. E soprattutto: divertitevi!
L’errore che non rifaresti?
Non credo di avere un errore specifico che non rifarei. Ogni esperienza, nel bene e nel male, mi ha insegnato qualcosa e contribuito alla mia crescita. Anche le scelte meno azzeccate hanno avuto un ruolo nel mio percorso.
La scelta migliore della tua vita?
Buttarmi a capofitto nella musica, senza guardarmi indietro.
29.03.2025