• VENERDì 18 OTTOBRE 2024
Interviste

60 seconds with Simone Vitullo

Il deejay e producer italiano, le sue serate in giro per il mondo, il suo rapporto con i social. E la sua opinione in merito ai dj creati a tavolino

 

foto: ufficio stampa Simone Vitullo

È appena tornato da una serata al Desa by Kitsuné di Bali, ad agosto lo attendono set in Egitto, Libano, Romania, Emirati, Cipro: il dj e producer pescarese Simone Vitullo è sempre più un frequent flyer, uno status raggiunto negli anni grazie alla sua musica afro e melodic house, che suona da anni e che l’ha portato a remixare tra gli altri Todd Terry, Mark Knight e Tube&Berger, così come le produzione della sua etichetta discografica Go Deeva Records sono sempre presenti nelle chart e nelle playlist di riferimento. Ecco le sue risposte in 60 secondi. 

 

 

Il primo disco che hai comprato?
‘Your Love’ di Frankie Knuckles (1989). Non provate a fare i conti con la mia età: ero un tredicenne ma ho comprato il disco dopo diversi anni che era uscito…

I tuoi idoli quando eri agli inizi?
Bini & Martini.

Se non fossi diventato un dj adesso saresti…
È una domanda che mi faccio spesso ma non so rispondere. Ho iniziato a 13 anni e non ho mai avuto modo di pensare a che cosa fare in alternativa.

Che lavori hai fatto prima di diventare un dj ed un producer a tempo pieno?
Nessuno. Ho sempre lavorato come dj e nella musica da sempre, nei negozi di dischi, nelle radio…

La cosa più pazza che hai fatto con i primi soldi guadagnati con la musica?
Ho comprato giradischi nuovi. Niente di pazzo direi!

Che cosa ti piace e non ti piace del tuo lavoro?
Mi piace poter viaggiare ed essere a contatto con nuove culture e nuove generazioni alle quali poi posso proporre la mia musica. Non mi piace il sistema moderno sul quale si basa il ‘fare il dj’, ovvero tutto tranne saper suonare e conoscere le basi del djing! Si creano troppi personaggi a tavolino e vengono fatti diventare famosi tramite i social. Tutto questo è inconcepibile e poco rispettoso per chi lavora seriamente.

Il tuo rapporto con i social?
Non molto buono. Mi pesa sempre fare post, non amo apparire, preferisco farmi conoscere per quello che produco e suono.

I tuoi hobby?
Nel poco tempo libero che ho, vado in palestra.

La tua serie tv preferita?
Breaking Bad.

 Che cosa suggerisci ai giovani che vogliono diventare dj e producer?
Meglio fare altro… Scherzo! Iniziate a studiare da dove nasce tutto, acculturatevi e poi capite se è davvero quello che volete fare: si tratta di un lavoro che va fatto bene, con molta serietà ed altrettanta passione.

Un errore che non rifaresti?
Fidarmi di certe persone.

La scelta migliore della tua vita?
L’aver sempre voluto fare le cose sempre e soltanto con le mie forze ed andare avanti per la mia strada. Ora posso dire che tutto quello che ho è frutto dei miei sacrifici – che continuo a fare – e del mio lavoro.

 

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Dan Mc Sword
Dal 1996 segue, racconta e divulga eventi dance e djset in ogni angolo del globo terracqueo: da Hong Kong a San Paolo, da Miami ad Ibiza, per lui non esistono consolle che abbiano segreti. Sempre teso a capire quale sia la magia che rende i deejays ed il clubbing la nuova frontiera del divertimento musicale, si dichiara in missione costante in nome e per conto della dance; dà forfeit soltanto se si materializzano altri notti magiche, quelle della Juventus.