• SABATO 23 NOVEMBRE 2024
Tech

C’è un Sixma che sconquassa la trance

 

Mark Sixma è un dj trance e soprattutto uno dei più grandi produttori del genere in tutto il mondo. Dicono che dietro a ogni produzione dei più grandi dj trance ci sia la sua mano. Lui sorride. A fare la figura del produttore fantasma proprio non ci sta. Dice semplicemente di avere un ottimo rapporto con tutti i colleghi. In questo momento si sente davvero nel pieno di un vortice che lo ha portato nel fulcro di un mercato molto underground, quello di una trance che a fatica riesce a farsi largo tra i generi più mainstream. In futuro gli piacerebbe fare un album. “Anche se in esso includerei dei brani molto sperimentali, che non necessariamente farei uscire come singoli”.

 

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

 

Appena si fa il tuo nome la gente risponde così: “Sixma, sì, conosco, è il ghost producer di Armin van Buuren e di tanti altri grande dj trance”. Cosa rispondi?

Io ho lavorato con e per tanti artisti, grandi e piccoli. Davvero non capisco perché ci siano così tante critiche su questo argomento. In altri generi di musica la cosa è accettata: gli artisti lavorano con cantautori, produttori, ingegneri del suono per realizzare al meglio la loro musica. Perché la cosa non è compresa nella dance?. Ho imparato molto lavorando per altri. Uno poi deve essere in grado di guadagnarsi da vivere onestamente come produttore a tempo pieno. Sappiamo tutti che da un po’ di anni è difficile vivere realizzando pochi brani, che le hit durano poco. Ecco il motivo per cui si deve mantenere alta la qualità pensando anche alla quantità.

 

Quando è stata la tua prima esperienza in studio?

Quando ero un ragazzino mio padre mi mostrò Cubase su Atari. Non è stato un amore a prima vista. Ho iniziato a fare delle cose con FL Studio. Ma nel 2007 ho ritrovato una versione di Cubase che mi ha stimolato a cambiare strada e a optare appunto per il software della Steinberg.

 

Sei al lavoro su un nuovo album, si tratta di un album di trance progressive?

Questo nuovo progetto è un album incentrato sulla uplifting, dai bpm alti e dai suoni trance più classici. Armada mi ha permesso di entrare in contatto con alcuni tra i migliori artisti del genere anche per sviluppare delle collaborazioni utili a perfezionare questo lavoro.

 

 

 

Credi la big room nei festival abbia definitamente stancato?

La musica popolar va a ondate. L’EDM big room, suonata durante tutti i grandi festival dance del mondo da alcuni anni, aveva bisogno di essere ripensata: la gente si stanca in fretta ma cerca spesso qualcosa di facile, di orecchiabile, un compromesso tra melodia e bounce. Penso che questo sia il motivo per cui la deep house e la tropical house siano diventate così popolari. Se ne stanno accorgendo anche in oriente ed estremo oriente: il nuovo mercato è quello asiatico, in modo particolare quello cinese, che è enorme.

 

Trovi un gap generazionale in circolazione tra dj molto giovani o anziani?

Ci sono dj sicuramente anziani e giovani nella scena ma non credo sia un problema: l’importante è risultato che uno desidera ottenere. I dj più vecchi possono insegnare ai più giovani come funziona il business; i dj più giovani possono aggiornare i più grandi in merito ai nuovi suono e all’utilizzo dei social.

 

 

 

La musica non vende più come un tempo. Che fare?

La musica resta il centro di tutto. Anche nel passato permetteva ai grandi artisti di fare tournée per promuovere i loro dischi ma la cosa era diversa: la presenza dei live era il modo poi per vendere più supporti. Ora è il contrario: un brano serve per promuovere le date. Se si vuole avere una carriera di successo come dj, è necessario avere della musica bella e ben promossa. Negli ultimi anni le vendite di musica sono crollate. Per fortuna è aumentato il numero dei live, che ha sconfinato nel mercato globale. Per chi sta solo in studio suggerisco di aprirsi a tutto, lavorando su colonne sonore per film o videogiochi. O realizzare brani per dj, che sono sempre impegnati a girare per il mondo.

 

Cos’è il progetto M6?

M6 è un marchio creato appositamente per progetti discografici alternativi. Già nel 2008, quindi dall’inizio del rapporto con Armin (van Buuren) e Maykel (Piron) avevo pubblicato il mio primo brano Armada con quel nome. Alcuni anni fa ho cambiato il mio suono e così anche il mio soprannome: M6 è il nuovo che avanza.

 

La città in cui vivi è sempre stata una vera fucina di talenti, non trovi?

Amo Breda, la mia città natale. In Olanda ci sono tanti famosi dj e molti vengono da Breda: Tiësto, Hardwell e anche il sottoscritto. Voglio restare qui per sempre, mi trovo bene in questo angolo d’Europa fatto di canali e tulipani.

 

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

 

Parliamo di tecnologia in studio. Non usi hardware. Non hai nemmeno un banco mixer?

No. Cubase è il mio DAW principale. Ho anche FL Studio e Ableton Live, che uso per alcuni compiti specifici. Però Cubase è dove faccio il 95% del mio lavoro. L’hardware con cui ho lavorato in passato ha causato un sacco di interruzioni nel mio iter produttivo. Così ora ho deciso di lavorare completamente con il software. Ho venduto la maggior parte della mia attrezzatura e mi sono concentrato invece su un computer veloce, dei buoni monitor. E una comoda poltrona: il mio grande investimento è stata davvero quest’ultima, non scherzo. Faccio anche il mixdown e il mastering con il mio computer. Non uso alcun mixer d’epoca o studi esterni per la postproduzione. Ho provato a chiedere l’intervento di società esterne di mastering ma non sono mai stato pienamente soddisfatto del loro lavoro. Sono un perfezionista e un maniaco del controllo.

 

Utilizzi plug-in particolari?

No, uso Sylenth1, Massive, Omnisphere e quelli marchiati Fxpansion. Per gli effetti uso Xfer plugin (LFO Tools e Nerve) e un sacco di roba come Izotope e FabFilter. All’interno di Cubase il mio plug-in preferito resta il Quadrafuzz, un distorsione multibanda che ha davvero un suono pazzesco.

 

Cosa usi in fase di mastering?

Normalmente uso un plug-in che mi rende l’idea delle basse frequenze in mono, si chiama Basslane, poi uso un compressore multibanda (come Ozone di Izotope, ma anche il Pro-M di FabFilter. Infine metto un limiter e un maximizer come il Izotope Maximizer o Pro -L. A volte uso il PSP Vintage Warmer, tanto per dare un ambiente analogico a tutti questi suoni digitali.

 

 

 

 

Come professionista al giorno d’oggi devi essere davvero pronto a tutto?

Se vuoi lavorare al giorno d’oggi devi saper fare un sacco di cose: il compositore, il musicista, l’ingegnere del suono, l’esperto in mastering, il performer, il dj. Anche se non suono con strumenti tradizionali e dal vivo, mi considero un artista e un produttore a tutti gli effetti. Quando sono in studio penso sempre di essere impegnato in un live set e viceversa. L’unica cosa che non faccio è non eseguire la mia musica dal vivo come una vera e propria band: non sono ancora pronto. Sarebbe bello intraprendere anche questa sfida.

 

Ci sono persone che ti hanno aiutato ad arrivare dove sei?

Diverse. In primis il mio amico Paul (Moelands) di Re:locate, che mi ha introdotto a FL. Poi Armin (van Buuren), perché senza di lui la musica non sarebbe arrivate a un grande pubblico. Ci sono anche i miei genitori: hanno avuto un ampia mentalità a riguardo della mia decisione di voler concentrarmi sulla produzione (musicale) invece che su un lavoro… vero. Ho praticamente imparato a produrre per tentativi ed errori. E anche lavorando con altre persone.

 

Il miglior consiglio per i giovani produttori?

Quello di raccogliere alcuni brani di riferimento veramente buoni e testarli su diversi altoparlanti e infine sul proprio impianto. Scegliere un brano che suona in modo enorme in un club è un buon punto di partenza per fare dei confronti con le proprie tracce.

 

 

 

Articolo PrecedenteArticolo Successivo
Riccardo Sada
Riccardo Sada
Distratto o forse ammaliato dalla sua primogenita, attratto da tutto ciò che è trance e nu disco, electro e progressive house, lo trovate spesso in qualche studio di registrazione, a volte in qualche rave, raramente nei localoni o a qualche party sulle spiagge di Tel Aviv.