Come ogni mese Alex Tripi e Nello Greco aka The ReLOUD, direttamente della MAT ACADEMY, rispondono alle vostre domande con preziosi tips & tricks. Questo mese i 5 errori principali da non fare in una traccia.
Ci arrivano spesso molte richieste sugli errori principali che non bisogno fare. Eccoci qui quindi con la lista dei top 5 mistakes da non fare. Oggigiorno è possibile arrivare a produrre materiale interessante in home studios da poche centinaia di euro. Mentre da un lato questo apre a innumerevoli possibilità per il mercato discografico, spesso, il suono che si raggiunge non è allo standard qualitativo necessario per una produzione globale. In questo articolo vedremo i problemi principali che dopo l’ascolto di innumerevoli produzioni di giovani produttori possiamo affermare essere i 5 errori principali che vengono commessi. Vedremo anche come cercare di risolverli con piccoli tips che tornano sempre utili.
Errore 1: la compressione eccessiva
Alzi la mano chi di noi non ha mai messo l’ennesimo compressore cercando di far schizzare il suono fuori dalle casse. Il problema è che mentre il compressore se usato adeguatamente e moderatamente può essere un alleato d’oro per la riuscita di un suono o di un mix, se usato in modo estremo può distruggere il punch, la freschezza e la potenza del vostro mix (eccezzion fatta per i casi in cui l’over-compressione è usata come effetto creativo – Daft Punk docet).
La soluzione: La regola dei 3-4DB. Diminuite la compressione sui vostri canali. Ogni traccia deve avere una riduzione di db “gentile” di max 3-4 db per le vostre tracce. Se sentite la necessità di mettere più compressione, probabilmente, il suono è sbagliato. Se invece state cercando un effetto creativo, ok, ma non potete farlo su ogni traccia. Non si può arrivare al master bus con compressione su tutti i canali estrema. Ammazzerete l’aria nella vostra produzione.
Errore 2: il miscuglio delle alte frequenze
Spesso un suono ben definito sulle alte frequenze ci piace perché fornisce freschezza e aria. Purtroppo però, le frequenze sopra i 12Khz, se usate in modo scorretto, possono portare a fastidiosi sibili e ad una durezza complessiva di ascolto. Vi sarà sicuramente capitato di sentire una traccia che alzandola troppo risultava sgradevole all’ascolto. Questo, raramente succede per le tracce dei PRO, mixate da mix-engeneer di livello. Questo perché loro conoscono questo fenomeno, e lo controllano. Avere un buon pezzo che pero non è piacevole da ascoltare, equivale ad avere un brutto pezzo.
La soluzione: Cercate di avere pochi elementi che suonano sopra i 5Khz e veramente pochi sopra i 12Khz. Ciò non significa che queste zone dello spettro sonoro devono essere lasciate “scarne”, ma bisogna evitare quello che possiamo impropriamente chiamare “miscuglio delle alte”. Scegliete accuratamene i suoni principali che volete tenere in questa parte dello spettro e filtrate tutto il resto con un low pass filter o un EQ (meglio il secondo, in quanto crea meno notch e lascia più headroom rispetto al filtro) lasciando quindi spazio a questi suoni. Inoltre sui singoli suoni applicate sempre un EQ e tagliate un pochino di alte con una curva mediamente ripida (12 o 24 db ad ottava) come a dare una limata agli angoli del suono. Troverete subito un giovamento nell’ascolto della traccia e una maggiore chiarezza. Provare per credere.
Errore 3: troppo riverberoooooo
Il riverbero è un effetto fondamentale per il suono di una traccia. Il cervello è da sempre abituato a collocare gli oggetti nello spazio attraverso diversi sensi. Uno di questi è l’analizzare i riverberi prodotti dai materiali o dalle persone (voce o movimenti) nello spazio. Senza che ve ne accorgiate, anche in questo momento il vostro cervello sta facendo questi calcoli con ogni suono che avete intorno. Una canzone o uno strumento senza un minimo di riverbero (che può esistere per un uso creativo) è un suono che “suona male” per il nostro cervello in quanto “innaturale”. L’errore però è dietro l’angolo. Usare troppo riverbero o un riverbero sempre diverso su ogni suono (magari lasciando quello del preset del synth che avete usato) può indurre il cervello in errore e confonderlo, rendendo l’ascolto ancora più confuso. Inoltre, ricordate: il riverbero è un suono. Il riverbero è come un suono di synth. Occupa spazio e frequenze. Troppo riverbero è come aggiungere synth, su synth, su synth. Una canzone con decine di synth è confusa. Cosi è confusa, una canzone con troppi riverberi.
La soluzione: Usate lo stesso set di riverberi sulle vostre tracce (uno corto, un plate e un hall a seconda dei suoni e della necessità) eliminando quelli dei singoli synth (a meno che non siano creativi). Inoltre, piccolo trucco dei PRO: ogni volta che mettete un riverbero su un suono, alzatelo fino che lo percepite chiaramente e poi levate 4db circa, ossia fino quasi a non sentirlo più. Fidatevi è li che deve stare. La somma di ogni riverbero creerà il giusto spazio e i suoni sembreranno tutti insieme in uno spazio unico.
Errore 4: il buco 1-4 KHz
L’orecchio umano per sua conformazione fa più fatica a percepire con chiarezza cosa “succede” nelle basse frequenze (sotto i 300hz) mentre riesce a distinguere facilmente ciò che succede altrove. Mettiamo questo con la costante voglia di “botta” nelle tracce dance/club (o similari) e capiremo perché molti produttori si focalizzano spesso quasi esclusivamente su far suonare bene la parte dei bassi. Il problema però è che una traccia può risultare solida sulle basse ma molto fina e spenta in generale se non si fornisce alla traccia uno scheletro completo su cui appoggiarsi. La fascia 1-4Khz è fondamentale per questo. È la parte sonora dove si percepisce maggiormente lo stereo-field e dove la potenza del basso si scolpisce nella mente attraverso le melodie dei medi. Non avere suoni che vivono in queste frequenze ma coprire solo le code dei bassi o delle alte risulterà sicuramente in un suono povero e amatoriale.
La soluzione: cercate di avere suoni che “nascono” in queste frequenze e soprattutto cercate di avere più volume in questo range. Aprite un visualizer o un analizzatore di spettro e cercate di capire il volume medio che le tracce PRO del vostro genere raggiungono nella fascia 1-4Khz. Agite successivamente sulle vostre tracce in questa fascia di frequenze cercando VOLUME (con EQ o nuovi suoni).
Errore 5: i sub
Come detto in precedenza avere delle basse che “pompano” è il sogno di ogni electronic producer di oggi. Ma avere chiarezza nelle basse è altrettanto importante se non più importante. Spesso nella ricerca delle basse perfette si creano catene di Fx infinite. La verità è che spesso la mancanza di “POMPA” è dovuta a mancanza di CHIAREZZA. Ossia il basso e il Kick non si lasciano spazio ma si accavallano sovrapponendosi.
La soluzione: senza entrare nelle varie tecniche di sidechain o gate che copriremo in altri articoli, la prima cosa da controllare è la lunghezza dei suoni nelle frequenze sub-bass (sotto i 100 Hz per capirci). Spesso è una lunghezza sbagliata a creare il problema. Cercate di avere solo uno dei due suoni (kick o basso) con decay o sustain lunghi mentre l’altro a compensare. Potete intervenire sul kick anche se è un campione modificandolo con lo stretch della vostra DAW (cercando di mantenere il pitch desiderato) o sul vostro basso con i comandisustain/release/decay. Quando troverete la lunghezza giusta, lo sentirete. Semplice così come è scritto. “Giocate” con quei parametri fino a che non sentirete il groove cassa/basso “tararsi” e lavorare come un tutt’uno. La regola vuole, lungo uno corto l’altro…
Poi, ogni regola è fatta per essere infranta… e quindi come sempre, alla fine di tutto c’è anche spazio per la vostra creatività. Buon lavoro e al prossimo mese.
Alex Tripi
Nello Greco
A.k.a The ReLOUD
Per approfondire le vostre conoscenze tecniche www.mat-academy.com
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l’articolo completo è in edicola su DJ MAG ITALIA n.74, Ottobre 2017
24.04.2018