• SABATO 23 NOVEMBRE 2024
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Audius, il rivale di SoundCloud con blockchain e zero takedown

La nuova start-up si presenta promettendo maggiori guadagni, minori costi di gestione e la certezza di nessuna rimozione improvvisa dei brani per "copyright infringement" grazie alla nuova tecnologia blockchain open-source

SoundCloud è un sito noto a qualsiasi musicista o produttore. E non sempre per le sue qualità. La piattaforma, nata a Berlino nel 2007, negli ultimi anni ha incassato diversi duri colpi provenienti dalla concorrenza. Il più devastante è stato sferrato da Spotify, ma non è stato l’unico. L’ultimo, in ordine ti tempo, arriva da un nuovo player entrato a gamba tesa nel mercato digitale con l’esplicita missione di rottamare Soundcloud.

Audius è una nuova piattaforma open-source americana che, proprio come il rivale svedese, permette di ascoltare e caricare contenuti audio in alta qualità. La tecnologia su cui si basa il progetto è tuttavia totalmente differente e radicalmente innovativa rispetto a qualsiasi altro sito del settore tanto che in pochi mesi la start-up guidata dal CEO Roneil Rumburgda è riuscita a raggranellare circa 5 milioni di investimenti e il sostegno – non solo monetario – di artisti come deadmau5, REZZ, Zeds Dead, Mr. Carmak. La novità di Audius risiede nella capacità di superare le problematiche che, a loro dire, affliggono SoundCloud in maniera cronica: è infatti totalmente gratuito sia per chi si limita ad ascoltare sia per chi utilizza l’upload, prevede una ripartizione dei guadagni particolarmente generosa per gli artisti (90% a favore dei creatori di contenuti) e, soprattutto, promette di annullare la spiacevole sorpresa delle rimozione per “violazione del copyright”. Quest ultimo è uno dei problemi che più interessano i produttori e musicisti che affollano l’ecosistema di SoundCloud. La sgradevole sensazione di aprire il proprio profilo e dover caricare la propria discografia da capo, secondo quanto affermano i creatori di Audius, sarà solo un lontano ricordo grazie alla tecnologia open-source basata sulla blockchain.

 

Le canzoni caricate sulla piattaforma non saranno infatti immagazzinate su un server centralizzato ma saranno suddivise su un grande numero di “nodi” presenti nella rete. In questo modo le label non potranno intimare un takedown ad Audius ma dovranno trovare un accordo direttamente con i singoli utenti. Audius offre la possibilità di trovare un accordo economico in sostituzione all’eliminazione del file audio: se, ad esempio, all’interno di un mixato di dieci tracce è presente una canzone di Calvin Harris per cui Sony reclama un “copyright infringement”, l’artista in questione avrà la possibilità di destinare 1/10 delle revenue provenienti dall’ascolto di quel mix all’etichetta discografica. Sulla carta, un modo intelligente di sbrogliare la questione. Nella realtà ancora non sappiamo se potrà davvero funzionare e come reagiranno le etichette.

 

Per adesso il catalogo di Audius si limita a qualche centinaio di artisti. Per incentivare i 232 milioni di persone che utilizzano Spotify a iscriversi – più tutti gli utenti di Mixcloud, YouTube e ovviamente SoundCloud – è stata lanciata una cryptovaluta che, se la piattaforma prenderà piede, potrebbe aumentare di valore e rendere Audius un luogo davvero appetibile per artisti e creatori di tutto il mondo. Per adesso gli artisti non possono ancora guadagnare ma, a partire dal 2020, sarà inserita pubblicità occasionale e la possibilità di pagare una piccola fee mensile per avere accesso a contenuti esclusivi (una sorta di premium, che però inficia il discorso sulla gratuità proclamato dalla start-up). Se davvero Audius farà ciò che promette – e il mercato discografico reagirà positivamente – potrebbe guadagnarsi un posto al sole tra i player più utilizzati del mercato. Se, al contrario, le major dovessero opporsi strenuamente, la sua avventura potrebbe finire ancora prima di iniziare. Vi terremo informati.

 

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Michele Anesi
Michele Anesi
Preferisco la sostanza all'apparenza. micheleanesi@djmagitalia.com