L’attesa è febbrile. Il terzo lavoro dei Jungle, ‘Loving In Stereo’, fuori ad agosto, diventerà probabilmente la colonna sonora di un’estate diversa da tutte le altre. Josh Lloyd-Watson e Tom McFarland sono rimasti in studio lo scorso anno e ora sono pronti per smuovere il mondo. La coppia ha collaborato con gente come Tamil-Swiss Priya Ragu e Bas. Ha registrato il tutto al Church di Londra e si è fatta ispirare anche dalle tinte più western di Ennio Morricone.
Costruiscono mondi interessanti a livello creativo, i Jungle, soprattutto quando sono impegnati nella realizzazione dei loro video e collaborano a stretto contatto con Josh Lloyd Watson e Charlie Di Placido, gente che ne sa di clip geniali. Quello per il duo è stato girato in piano sequenza, una tecnica cinematografica che consiste nella modulazione di un’unica ripresa, senza soluzione di continuità, in parte ricorda ‘Birdman’ e in parte ‘West Side Story’.
Affrontiamo l’aspetto audio, per iniziare. Come avete selezionato l’attrezzatura per realizzare ‘Loving In Stereo’?
Parlando tra noi, aggiornandoci con dei passaparola, facendo dei tentativi e commettendo diversi errori. L’attuale configurazione dello studio è una sorta di culmine di anni di raccolte e di messe a punto. Quando scegliamo dei sintetizzatori o delle chitarre, vogliamo solo che ci facciano trasmettano qualcosa quando li usiamo. Solo allora, quando li usi, sai se sono gli strumenti adatti a te. I pre-amplificatori poi devono avere un suono eccezionale, che possa davvero rendere giustizia al suono complessivo.
Usate Logic fin dai tempi della scuola e avete più volte detto che non potreste usare altro.
Le DAW sono una cosa molto personale. Siamo sicuri che buona parte di esse facciano la stessa cosa. Noi badiamo invece più all’hardware, ai nostri pre Neve e Universal Audio 6176, un channel strip, quest’ultimo, davvero eccezionale quando devi intervenire sulle voci e che fa sembrare enorme anche i suoni di basso.
C’è qualcosa che vorreste cambiare nel vostro processo produttivo?
L’efficienza. Ma poi, immaginiamo, non saremmo in grado di concentrarci sui dettagli, che sono fondamentali per noi. In questo album abbiamo sicuramente imparato a catturare le idee nelle loro forme più antiche e grezze. Si trattava di non cercare di trasformare qualcosa di speciale in qualcosa di insignificante.
E qualcosa di vintage da usare da inserire nel setup, lo avete pensato?
Le apparecchiature vintage spesso suonano in modo unico rispetto alle apparecchiature moderne, quindi, sì, in un certo senso non è una cattiva idea. Ma in generale tutti gli apparecchi analogici suonano più caldi e in modo più umano, sia che siano vecchi o recenti. Tendiamo piuttosto a utilizzare una catena di segnale completamente analogica in studio.
Per un tocco più clubbing c’è un dj che vi piacerebbe coinvolgere per delle prossime produzioni?
Ce ne sono così tanti. Possiamo dire Folamour e Sherelle, che stanno davvero illuminando la scena a modo loro, al momento. Stanno davvero facendo grandi cose. Noi intanto andiamo avanti per la nostra strada. Continuiamo a creare e a imparare, a provare a sorprendere in fan con ciò che creiamo. Devi sempre capire i tuoi limiti. Entrambi, impariamo e sperimentiamo costantemente. Creiamo nuove patch di synth e nuovi suoni di chitarra, per la quale sogniamo anche che qualcuno realizzi prima o poi un controller midi. Ci entusiasma davvero stare in studio.
È così difficile capire da dove possa venire la vera originalità di questi tempi?
Sì. E a volte devi essere un po’ pragmatico. Ci sono molti produttori che trovano costantemente nuovi suoni che mi fanno impazzire. I produttori si sono sempre evoluti, soprattutto quando hanno sfruttato appieno e intelligentemente la tecnologia. Sono stati loro stessi la causa dell’evoluzione tecnologica in campo musicale. Quando i produttori si spingono oltre il limite, spesso si arriva a un cambiamento tecnologico epocale nel comparto della produzione musicale.
02.07.2021