• LUNEDì 25 NOVEMBRE 2024
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Come se la passa la musica trance, con i suoi moti ondosi?

Dove è finita l’età d’oro della trance anni ’90 e dei primi anni 2000? Cosa è rimasto nella scena attuale?

La storia e il suono della trance sono ricchi di aneddoti e spunti e abbracciano varie epoche e aree geografiche, raggiungendo milioni di persone. I fan della trance sono quelli che per primi, coesi, consolidarono negli anni Novanta la DJ MAG Top 100 DJs prima che arrivassero i dj superstar di seconda generazione. Beatport da metà del 2023 ha deciso di fare maggiore attenzione al genere suddividendolo in due pagine autonome: Trance (main floor) e Trance (raw, deep e hypnotic).

La piattaforma, ancora una volta, sempre diligente nell’offrire agli artisti uno spazio dedicato, si fa guidare da figure di spicco come John 00 Fleming, KI/KI, Basil O’Glue, Maruwa e Blue Hour per la Trance raw, deep e hypnotic celebrando quasi il mondo underground. Creando queste due pagine distinte, consente a entrambi gli stili di ottimizzare gli sforzi offrendo allo stesso tempo una migliore esperienza alla propria clientela.

La Trance main floor composta da cinque sottogeneri, tra cui vocal trance, uplifting trance, tech-trance, progressive trance e hard trance, consolida invece un genere in continua evoluzione. Questo mentre i festival sono stati popolati da dj che suonano trance, negli ultimi anni. Le classifiche e le playlist lo sono state un po’ meno. Ma la domanda è un’altra: dove è finita l’età d’oro della trance anni ’90 e dei primi anni 2000? Cosa è rimasto nella scena attuale?

Immagine tratta dalla pagina di A State of Trance

Tutto il settore della dance elettronica è cambiato, quindi addio a nuovi e potenziali evergreen che avrebbero potuto affiancarsi a brani iconici come ‘Children’ di Robert Miles e classici come ‘Saltwater’ di Chicane, ‘For An Angel’ di Paul van Dyk o ‘9PM (Till I Come)’ di ATB. La fine di quella decade, caratterizzata dalla sua natura melodica, magica ed epica, ha dato lo stop alla produzione di classici senza tempo. Eventi come Sensation, Trance Energy e InnerCity o sono spariti e sono diventati altro, non più solo raduni leggendari che mettevano in mostra il meglio del genere ora sotto osservazione.

Anche i dj sono cambiati. Il Tiësto dei festival e della big room ha sostituito quello che magheggiava con ‘Adagio for Strings’ e ‘Traffic’. Le compilation del dj olandese, come ‘In Search of Sunrise’, tirano sempre meno e muovono solo una nicchia di ascoltatori. Il viaggio di emozioni ed esplorazione attraverso brani attentamente curati ha portato a un bivio. Da una parte gli integralisti del genere, numericamante sempre meno anche se sempre più appassionati e agguerriti, fermi alla uplifting e perplessi davanti alle divagazioni psy; dall’altra le nuove generazioni che ritrovano simili scritture nei dj set dei Tale Of Us o in una certa melodic techno o addirittura i richiami old skool dei dj techno che non riescono a gestire la piazza esclusivamente con loop martellanti, monotoni e… mono nota. Molte canzoni di Fred again.. contengono elementi caratteristici della trance, come un esteso breakdown a metà canzone, però…

…però resta una spaccatura. E anche tanta confusione. Quindi sì, vanno bene le catalogazioni ennesime di Beatport ma fino a un certo punto: c’è baruffa nell’aria e anche caos sonoro, mix di più stili, dissesto totale del comparto che contaminando e rimettendosi in gioco sta perdendo grazie alle nuove pubblicazioni anche la sua proverbiale identità. La scena trance odierna si è evoluta in modo significativo, con artisti come Armin van Buuren, Above & Beyond, Cosmic Gate e Aly & Fila che rappresentano la vecchia guardia.

 

Come se la passa la musica trance, con i suoi moti ondosi? Molti artisti continuato a produrre successi emotivamente risonanti che catturano il cuore del pubblico, proprio come hanno fatto alcuni predecessori che si sono convertiti ad altre correnti. La trance contemporanea è meno conservatrice e poco più adattabile a confluire in altri generi legati al club. È vero, c’è la moda che va e che viene dei bpm che superano la soglia dei 140 ma non è una questione di velocità, è una questione di radici, di origini, di cura maniacale nel dettaglio che non deve tradire l’appassionato o il cultore.

I progressi nella tecnologia della produzione in studio hanno permesso a vecchi e nuovi artisti di esplorare nuovi territori sonori e creare composizioni più complesse. Il sound design, l’intricata e meticolosa elaborazione nel trattamento delle parti vocali e la ricerca negli arrangiamenti e nei suoni hanno dato vita a una scena interessante. Probabilmente, e forse senza probabilmente, la trance è la sorella colorata, felice, spensierata ed euforica della grigia e sotterranea techno: simile ma nel contempo distante. Il paradosso, il cambio di passo, la necessità di un momento melodico nell’ipnotismo di un sequencer senza fine. Ma la trance non è cool. Non fa figo andare a un festival dove si suona trance. È un dato di fatto. E quindi?

 

E quindi si arriva a un libro importante, perfetto per commemorare il 30esimo anniversario di uno degli album più importanti della musica elettronica. L’uscita è accompagnata da un’edizione rimasterizzata in quattro dischi dell’LP “Tripomatic Fairytales” (2001 ’02 & 3003) di Jam & Spoon. Nell’aprile del 1993, Jam & Spoon pubblicarono un LP che divenne il primo esempio di album d’artista di un nuovo importante sottogenere di musica elettronica. L’idea di celebrare il 30° anniversario di Tripomatic è venuta da Arny Bink, il proprietario della casa discografica olandese Black Hole Recordings.

Un’immagine di repertorio di Jam & Spoon

Nell’arco degli ultimi tre anni sono state disegnate dallo studio KM7 dozzine di nuovi contenuti ispirati alla copertina originale, affiancati da quelli scritti da Tim Stark, che, durante i suoi 20 anni come giornalista specializzato in trance a DJ Mag, è diventato una voce di spicco della scena. Il libro esamina anche il clima culturale, sociale e politico della Germania. Qui Jam El Mar riflette anche sulle fonti da cui ha tratto ispirazione (nonché sulla tragica perdita di Mark Spoon nel 2006). È la storia di parte della storia. Di un genere spesso incompreso che nonostante tutto mette buon umore. E che vuole ritagliarsi uno spazio nella massima serie.

 

 

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Riccardo Sada
Riccardo Sada
Distratto o forse ammaliato dalla sua primogenita, attratto da tutto ciò che è trance e nu disco, electro e progressive house, lo trovate spesso in qualche studio di registrazione, a volte in qualche rave, raramente nei localoni o a qualche party sulle spiagge di Tel Aviv.