Foto: UNTOLD
È il 2023 e il mondo dei dj e del clubbing è ormai qualcosa di estremamente complesso, variegato, sfaccettato. Se questo nostro mondo per lungo tempo è stato il sole di un piccolo sistema di pianeti, oggi è una supernova cresciuta a dismisura, visibile a occhio nudo anche dallo spazio profondo.
La musica da ballo è oggi più che mai, e forse più di ogni altra, il mercato globale per eccellenza: i club e i festival sono di proprietà di grossi gruppi finanziari internazionali; i dj sono delle superstar mondiali e delle aziende che occupano decine di persone e fatturano milioni, o centinaia di migliaia di euro. E chi non è gigante a livello planetario, spesso incontra fortuna in certe aree del globo: europei che in Europa suonano poco ma sono dei big in Asia; americani che hanno trovato l’America in Europa; aree geografiche in pieno sviluppo come il Sudamerica o il Medio Oriente che vedono la corsa all’oro delle grandi agenzie. È uno scenario complesso, motivo per cui la DJ MAG Top 100 Djs di questi anni è più complicata da spiegare, e da commentare, di quanto non fosse anni fa, quando tutto era in mano a potentati britannici, tedeschi, olandesi per esempio. Ma andiamo con ordine.
Le Roi
David Guetta torna in vetta. Ci scappa pure la rima. Sembra scontato, sembra banale, ma i veri fenomeni globali dell’ultimo decennio sono David Guetta e Martin Garrix, per cui è normale che si palleggino il trono da qualche stagione in qua. Non ci sono molte parole da spendere su quello che è, fuori da ogni dubbio, un Maestro tra i dj e i produttori, e un artista che sa sempre cavalcare le onde quando è il momento di farlo, anzi è uno che di onde ne ha create tante. David Guetta ha sicuramente avuto il coraggio – e la sfacciataggine, vedetela come vi pare – di portare la consolle nel pop passando per la porta principale. E una volta dentro, ha saputo restarci riscrivendo le regole del pop globale degli anni ’10 e ’20. Ma ha anche, indubbiamente, due altri grandi meriti: quello di non aver mai abbandonato le sue origini, restando sempre un dj bravo e credibile, diversificando le sue attività e le sue serate (in questo senso, i suoi brand ibizenchi parlano chiaro) e divertendosi al mixer come un ragazzino, ancora di più negli ultimi anni, allentando un poco la morsa della figura di superstar da palchi enormi per tornare in parte ad abbracciare i club con i suoni tech house e dintorni. Certo club grandi, grandissimi, ma intanto è riuscito a non cedere del tutto a un gigantismo estenuante. E poi, ha il merito di fare tutto questo, sempre, con una grande sorriso, con una presa bene e una gentilezza rare. Soprattutto considerando che parliamo di un professionista di 56 anni.
L’heritage
Martin Garrix è in qualche modo, ovviamente con tutta la sua fortissima personalità, l’alter ego giovane di Guetta, il suo avatar della Gen Z. Dinamico, pop, capace di mescolare mondi sonori e strategie imprenditoriali con una naturalezza che ai suoi predecessori non era nemmeno concessa (appunto, Guetta, che per anni è stato bollato con il marchio dell’infamia dai puristi per il suo successo trasversale). Martin Garrix quest’anno è in terza posizione, ma è chiaro che si tratta di una formalità: se parliamo di vere superstar planetarie, e di artisti capaci di macinare stream e views e like e engagement e una posizione di reale peso ovunque, il suo nome e quello di David Guetta sono quelli a cui guardare. Il secondo posto di Dimitri Vegas & Like Mike – peraltro in passato sulla vetta dell’olimpo – sono però il risultato di un fenomeno assolutamente non trascurabile: quello dei grandi brand globali che hanno saputo, come dicevamo in apertura, entrare a gamba tesa in questo gioco e ridefinire regole e connotati. “Resident” di Tomorrowland, i due fratelli belgi sono stati in grado di costruirsi una carriera enorme a partire da lì. Sarebbe successo anni fa? Pensiamoci…
Ten little djs…
Not so little, ovviamente. Ma non si può resistere a una semi-citazione di Agatha Christie. La top ten da qualche anno è ferma. Poche novità, pochissimi spostamenti, sebbene guardando le line up dei grandi eventi troviamo nomi spesso diversi da quelli campeggiati qui. Per dire: passi il quinto posto di una leggenda come Armin Van Buuren, ma davvero Steve Aoki? Davvero Afrojack? Davvero, ehm, Timmy Trumpet? La verità è ancora una volta nella premessa di questo articolo: noi guardiamo questa classifica con occhi e prospettive inevitabilmente “nostre”, in base a gusti, generi di riferimento, festival e serate a cui partecipiamo, area geografica di provenienza. Ma dobbiamo allargare il campo e pensare ampio. E sapere che certi nomi sono magari in fase calante da noi ma ancora decisamente importanti altrove. Tutto qui.
Poi certo, Alok e Vintage Culture sono delle belle certezze e saldamente in zone alte della Top 100, e soprattutto, il vero nome di cui non possiamo non parlare, Peggy Gou, è quello che entra di prepotenza in top ten. A bene vedere, se parliamo di merito, anche troppo in basso. Gou è senza dubbio il personaggio dell’anno, per la sua hit mondiale ‘It Goes Like (Na Na Na)’ che ha riecheggiato davvero ovunque la scorsa estate; per la sua attitudine irresistibilmente instagrammabile e tiktokabile; per la sua immagine perfetta, che infatti fa gola ai top player della moda mondiale; per un personaggio costruito senza possibilità di sbavature. State sereni: la vedremo salire ancora e ancora.
La consolle è femmina e globale
Parlando di donne fortissime e che stanno cambiando la percezione stessa della parola “dj”, come non nominare Charlotte de Witte (#18, la più alta posizione tra i dj techno), Amelie Lens (#30, in salita di nove posizioni e a sua volta pronta a entrare in top 20, pausa maternità permettendo), Deborah De Luca (#46, la dj italiana più alta in classifica): tre nomi che portano alta una bandiera purtroppo ancora troppo poco rappresentata se pensiamo a quante sono le dj che stanno letteralmente spaccando. Triste pensare che solo altre otto posizioni sono occupate da figure femminili: Mariana BO alla #43, le Nervo alla #48, Nora En Pure alla #53, REZZ alla #56, Le Twins alla #84, KAKA alla #86, Lizzy Wang alla #96 e Indira Paganotto alla #97. Ma anche qui, notiamo stili musicali e provenienze geografiche assortite, a ulteriore dimostrazione che il vero fenomeno di questi anni è la variegata localizzazione di eventi, club, festival, e di conseguenza, dei e delle dj che fanno il botto.
Perché possiamo citare grandi ascese e discese, certo, i soliti Alan Walker, Calvin Harris, Don Diablo, Skrillex, deadmau5, Lost Frequencies, Oliver Heldens, Adam Beyer e Swedish House Mafia, giusto per sparare nel mucchio, ma i nomi che saltano all’occhio sono quelli, ad esempio, dei BEAUZ (#50, statunitensi/cinesi/indonesiani che suonano “psy pop hard techno euforia”), di KURA (#62, portoghese), di Dubdogz (#64, brasiliano), di Burak Yeter (#67, turco), di Tungevaag (#73, norvegese), di Tom & Collins (#75, messicani), di 22Bullets (#78, thailandese), di Aryue (#82, cinese), di Marten Hørger, (#88, tedesco), della già citata Lizzy Wang (#96, cinese “ma cresciuta negli USA”), o di Liu (#98, brasiliano). Insomma, il nuovo che avanza e arriva, finalmente, davvero, dai quattro angoli del mondo. Peccato soltanto per la scarsissima rappresentanza africana, un bacino di creatività fervente e incredibile (c’è solo il sudafricano Black Coffee alla #25, ormai una star internazionale).
Again and again and again..
Poi ci sono le nuove entrate e i personaggi che stanno facendo la differenza, e qui non possiamo non citare FISHER, alla #20, in grande ascesa (ben 28 posizioni!), mattatore dei main stage di tutta la festival season; Reinier Zonneveld, alla #27, + 22 posizioni per lui; KAAZE alla #59; The Martinez Brothers alla #60, che più di ogni altro hanno guadagnato posizioni, addirittura 40. E soprattutto, la nuova entrata più alta dell’anno, alla posizione #34: Fred again.., il vero fenomeno dell’anno, capace di ritagliarsi uno spazio unico e inimitabile nel panorama mondiale, e di diventare una instant icon del mondo della musica tutto. Non dimentichiamoci di successi come i sold out al Madison Square Garden con Skrillex e Four Tet, e all’Alexandra Palace di Londra. Già un mito.
Un decennio denso ed entusiasmante
La DJ MAG Top 100 Djs 2023 è lo specchio di tempi che cambiano, e che nei prossimi anni vedremo rapidamente mutare. È un decennio ricco di novità e che come mai prima d’ora vede mescolati stili, geografie, tendenze e input musicali e culturali. È inevitabile assistere a un cambio di passo. Eravamo una nicchia, grande quanto volete ma pur sempre nicchia, una comfort zone auto-referenaziale di appassionati. Oggi siamo al centro del mercato globale. In tanto modi diversi. W la club culture.
16.11.2023