• GIOVEDì 19 SETTEMBRE 2024
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A Sanremo abbiamo ballato. Ma abbiamo ballato male. Proprio male.

Tanta dance, poca ispirazione, troppe canzoni: il Festival da dancefloor non è stato così felice

Foto: Instagram @sanremorai

Il Festival di Sanremo 2024 verrà ricordato, come è stato più volte sottolineato fin dagli ascolti in anteprima dei brani in gara e come abbiamo ampiamente constatato, per l’attitudine molto dance di parecchi tra i pezzi in competizione. A rincarare la dose, due super dj sono stati ospiti nelle serate della rassegna: Bob Sinclar e Gigi D’Agostino. Ma cosa rimane di tutta questa cassa in quattro? In realtà, poca roba.

Perché la dance è un linguaggio molto particolare. La musica dance deve far ballare, lo dice la parola stessa. Si tratta di un tipo di musica estremamente funzionale, che nel tempo, anche grazie alla tecnologia e alla sua evoluzione, ha scolpito strutture, stilemi, suoni che sono molto difficili da replicare quando devono mescolarsi con altri linguaggi le cui grammatiche, per forza di cose, hanno esigenze e regole differenti. Il pop, per esempio.

Però, certi matrimoni funzionano, e altri, semplicemente, no. Un esempio su tutti, Dua Lipa funziona. Kylie Minogue, fresca di Grammy con un pezzo da noi snobbatissimo eppure pazzesco, ‘Padam Padam’, funziona. Merito di artiste e team di produzioni stellari? Certo. Ma soprattutto della voglia e forza di spostare i limiti verso suoni più coraggiosi e ricercati, che poi è di solito ciò che la dance storicamente porta in dote: una bella dose di novità e di “incoscienza” in studio. L’album di Romy, produzione firmata Fred again.. e Stuart Price, mescola in modo eccellente e freschissimo house, rave, techno, disco mantecando il tutto in un efficacissimo risultato pop. Solo pochi mesi fa abbiamo incensato il lavoro di Elodie e dei producer dell’EP ‘Red Light’, e Zef & Marz per il loro singolo estivo insieme ad Elisa. A Sanremo invece tutto ci è sembrato un poco sciapo, scialbo, annacquato.

 

Delle moltissime produzioni dance o dancey che abbiamo ascoltato, troppe ci sono parse poco ispirate, mandate con il pilota automatico; forse a causa di una sovrapproduzione affidata agli stessi, pochi autori e produttori che per quanto bravi non possono fisiologicamente sfornare hit e pezzi memorabili a ciclo continuo. La verità è che abbiamo sentito moltissima ispirazione a ciò che ha funzionato molto nel passato prossimo o addirittura remoto: a Fred again.. saranno fischiate le orecchie per tutto il festival; Kylie Minogue avrà sorriso; un poco di hard techno, tanta eurodance della più muscolosa, perfino nelle derive ironiche degli Z100 (per chi se li ricorda…) hanno fatto capolino  – lasciamo a voi scoprire le analogie con i brani del Festival – e in generale tanto scenario dance, dalle cose più disco a una certa house fino a temperature più elevate, è stato allegramente saccheggiato e ributtato nel calderone di una canzone italiana nuova sì, ma non nuovissima, specie se guardiamo a tante belle tracce uscite dalle ultime edizioni passate.

È un vizio di forma che tempo fa avrebbe fatto la fortuna di cacciatori di plagi come Striscia La Notizia, che oggi grazie al cielo hanno sgonfiato il loro potere mediatico dopo averle provate tutte per incastrare cantanti e produttori. La verità è che la parola “plagio” è eccessiva (si tratta di un reato) ma l’ispirazione è palese. Ed è forse specchio di un mercato discografico che negli ultimi anni si è fatto sempre più protagonista a livello locale, mettendo un po’ in secondo piano tantissimi talenti stranieri, dopo che per decenni ci siamo flagellati per essere troppo esterofili.

 

Oggi siamo forse troppo autoreferenziali e provinciali, perché arriviamo spesso, comunque, dopo che le cose fuori ci hanno dato ispirazione e tracciato una via, ma non ce ne badiamo nemmeno più, tanto il pubblico medio è abituato a restare nel recinto del pop nostrano o poco oltre. E questo non è un buon atteggiamento per un sistema artistico che dovrebbe invece puntare sulla creatività e sulla novità. Ma forse era solo stanchezza, d’altronde 30 canzoni in gara sono state davvero troppe.

 

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Albi Scotti
Albi Scotti
Giornalista di DJ Mag Italia e responsabile dei contenuti web della rivista. DJ. Speaker e autore radiofonico.