Foto: ufficio stampa
I Club Dogo sono nel bel mezzo del loro tour al Forum di Assago (Milano). Che detta così suona quasi comica, ma pur essendo una residenza di dieci date nello stesso palasport (prima del concertone estivo a San Siro e delle date nei festival in giro per l’Italia), se facciamo due conti (12mila persone circa, a sera, per dieci date…) i numeri sono quelli di un tour, e anche di una certa importanza.
Ma se spesso, com’è ovvio che sia, per ragione puramente “sceniche” l’attenzione di flash e videocamere è su Jake e Gué, le voci della band, su una testata che parla di dj e produzioni ci piace sottolineare quanto tutto quello che si vede in questi mirabolanti show, frutto di una carriera ventennale, sarebbe impossibile senza l’altra punta del triangolo Dogo: Don Joe.
Che in scena sta in consolle, suona, si mette alle macchine, è mobile e si prodiga a supplire all’assenza di musicisti – per inciso, è giusto così, sul palco questa reunion non sarebbe stata la stessa cosa con qualcuno oltre ai tre volti del gruppo – confermando di essere cuore pulsante e spina dorsale del cane a tre teste.
Foto: ufficio stampa
Come è sempre stato: perchè fin dall’inizio Don Joe è stato non solo un beatmaker e un producer abile, ma un vero visionario, che ha contribuito a cambiare il rap game italiano con le sue produzioni quanto i suoi soci con le loro liriche. Dai primi album passando per il periodo elettronico che ha contraddistinto gli album della svolta dei Club Dogo (e dove c’era tutta una coerenza tra la musica da club dell’epoca, pre-EDM, l’immaginario street ma anche molto zarrogante dei Dogo e una generazione che viveva esattamente quel compattarsi di cultura hip hop di terza generazione e frequentazioni da discoteca, senza troppe remore) e per tutta ciò che Joe sa maneggiare con estrema maestria, dal boom bap più classico ai beat trap e ogni stile del suono urban (e anche pop, in parecchi casi).
Dunque, lunga vita ai Dogo, ma lunga vita anche a Don Joe, produttore e beatmaker tra i più influenti del panorama italiano, protagonista di dieci concerti memorabili e di vent’anni di dogocrazia.
26.03.2024