• VENERDì 22 NOVEMBRE 2024
Recensioni

Vogliamo più concerti senza foto né video. Grazie Cosmo

Il cantautoraver ci ha portato dentro una bolla bellissima per due ore con uno degli show più significativi visti da molto tempo in qua

Foto: Elena Di Vincenzo

“Sarà un viaggio con più sentimento e meno cassa in quattro”. Ce l’aveva detto Cosmo qualche tempo fa raccontando del nuovo album ‘Sulle Ali Del Cavallo Bianco’ e parlando del tour che sarebbe seguito. È stato di parola? Col cazzo! Abbiamo ballato per due ore. Anche se in realtà sì, il nuovo show è anche più intimo, ha molti più momenti di calma e di temperatura se non bassa, perlomeno mite, rispetto al bollente dancefloor costante a cui ci ha abituati da anni il cantautoraver (oh, abbiamo coniato un neologismo?) di Ivrea, il personaggio più eclettico e outsider della scena musicale italiana.

Ma detta così è troppo facile. Ci sono tantissime cose che hanno reso questo concerto memorabile e degno di entrare nella storia dell’intrattenimento di questo Paese. Concerto, a titolo di cronaca, praticamente sold out, come tutto il tour (molte date sono effettivamente tutto esaurito).

Foto: Elena Di Vincenzo

La storia dei bollini adesivi sulle fotocamere dei telefoni, ovviamente, è la prima che viene da raccontare. “Ovviamente” perché è una scelta che fa discutere: a pensarci bene, lede un poco la libertà di comportarci come ci pare. E da parte di uno che sulla libertà e sulla liberazione da determinate gabbie sociali ci ha costruito parte della sua poetica, può suonare sbilenco. Sorpresa: non lo è. Anzi, Cosmo viene a metterci i bollini sugli smartphone invitandoci a non fare foto e video ai suoi concerti, invitandoci a godere il momento per quello che è lì, qui e ora, non per far vedere a chi non c’è che siamo lì, in tempo reale, attraverso i social. Idealmente, è l’uomo che entra nella caverna di Platone e ci libera dalle nostre illusioni, o quantomeno distrazioni via schermo. Sta a noi accettare o meno che si sta meglio quando non si è schiavi.

E ha ragione da vendere. Perché questa piccola forzatura funziona, ci riconnette con la vita, con la condivisione vera, con il vivere un concerto concentrati su cosa succede sul palco, anzi addirittura rendendoci parte del party dionisiaco che si celebra lì sopra ma che coinvolge appieno tutti e tutte noi che balliamo. Sul finale ci mette al corrente del fatto che “per quanto ci riguarda, non torneremo indietro, d’ora in poi tutti i miei concerti saranno senza foto e video, ai festival non dipenderà da noi ma nelle nostre produzoni sarà così”. Ed è così che si deve fare se si vogliono cambiare le cose: avere il coraggio di fare scelte controcorrente. Chissà, un giorno non lontano lasciare in tasca le fotocamere forse sarà la prassi. In effetti fino a qualche anno fa chi stava con il telefono in mano ai concerti non era visto benissimo. Poi ci siamo fatti prendere la mano. Oggi forse questa bulimia ci sta stancando e serve qualcuno che ci rimetta in bolla e ci faccia ripigliare.

Foto: Elena Di Vincenzo

Ma non è tutto qui. Ci sono due ore di show da paura, con dei costumi pazzeschi (styling di Thais Montessori Brandao e Virginia Bettoni), light design preciso e giustissimo per accompagnare la musica, c’è un cavallo bianco che fa capolino on stage, c’è soprattutto una band che suona moderna e contemporanea e un live che è l’upgrade perfetto di tutto ciò che abbiamo visto nei tour precedenti. Innanzitutto, Pan Dan: perfetta controparte di Cosmo, nella vocalità come nella teatralità di scena, questi due si capiscono a meraviglia e giocano, giocano, tra loro e con noi, mettendo al centro di tutto un divertimento sincero e una narrazione ammiccante, dai cartoni delle pizze lanciati sul pubblico alla telefonata della dottoressa che chiama per “quella famosissima ricetta dell’anestetico per cavalli”. Insomma, per dirla con Paolo Conte, questi due sanno a memoria dove vogliono arrivare. A sostenere tutto questo poi c’è un trittico di musicisti assolutamente di valore; Not Waving in primis, co-autore del disco e co-produttore, qui in veste di, direi, direttore musicale, quello che fa girare un po’ tutto nel verso giusto. Con lui, Dieci e Bitch Volley, a completare un quintetto on fire, con arrangiamenti elettronici e acustici che sono una chiave perfetta per questo spettacolo, zero critiche da fare.

Foto: Elena Di Vincenzo

E poi, c’è Cosmo. Che negli anni ha messo sempre più a fuoco una formula personalissima di fare dischi, di stile musicale, e anche di proporre un concerto che non è imitabile. Narratore, trascinatore, cantautore dalla rara capacità di unire sentimento personale e universale, Vasco Rossi e Lucio Battisti e Franco Battiato ma senza riferimenti diretti o scopiazzature. E raver, sacerdote che celebra la festa in ogni sua forma e concezione, il beat il buio la cassa in quattro e il dancefloor come spazio concettuale e anche fisico in un music hall, sotto il tendone di un circo o in un palasport.

Cantautoraver, il termine ci sta. Catalizzatore di un certo tipo di sensazioni. E molto, molto politico. Schietto quando si tratta di dare spazio a Mediterranea e Greenpeace, ostacolate da “quegli assassini che stanno al governo”; sarcastico quando si tratta di “celebrare due grandi tradizioni italiane: la pizza e la polizia”; diretto quando si tratta di puntualizzare che il gioco di luci verdi, bianche e rosse “può sembrare… ma sono i colori della Palestina!”; giocoso quando si tratta di reclamizzare i poster pezzotti venduti fuori dal locale dagli ambulanti, “che anche loro hanno bisogno di qualche soldo”. Che sarà pure scherzoso ma rientra totalmente nel personaggio, e fa simpatia. Qualcuno quei poster li avrà comprati davvero, uscito dal concerto. Io, per esempio.

La verità è che stiamo bene quando stiamo con Cosmo, perché Cosmo ci fa stare bene, perché ha sviluppato caratteristiche musicali molto, molto personali e sa tradurle nei dischi, sul palco, nell’atteggiamento. È contemporaneo, è sincero, è l’amico trascinatore folle a cui vogliamo di tanto in tanto dare in mano il controllo delle nostre vite. È una delle cose più belle successe alla musica italiana negli ultimi vent’anni almeno. È un’esperienza da vivere. È qualcosa che vogliamo meritarci, meglio se con i telefoni in tasca e il culo che si muove.

 

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Albi Scotti
Albi Scotti
Giornalista di DJ Mag Italia e responsabile dei contenuti web della rivista. DJ. Speaker e autore radiofonico.