• MARTEDì 26 NOVEMBRE 2024
Interviste

Una nuova dea nell’Olympe

Olympe ha preso il volo: Afterlife, Awakenings, release imminenti e... l'idea di una label. Abbiamo incontrato la nuova stella dell'olimpo melodic techno

Foto: Nicolò Rombolotti
MUA: Raluca Cojoceanu

Arriva da Parma ma la mentalità è internazionale. Rimbalza tra Milano e Amsterdam, è sempre più richiesta nelle consolle che contano, e dopo il set di apertura di Awakenings allo Ziggo Dome, lo show a Tomorrowland Winter e un tour invernale che l’ha portata nei club di mezzo mondo, il 13 aprile aprirà l’evento Afterlife di Parigi, dove sarà in line up insieme a Argy, Cassian, Recondite, e ovviamente ai padroni di casa in versione Tale Of Us come nei rispettivi solo project Anyma e Mrak.

Non c’è che dire: Olympe è un astro nascente e l’olimpo sembra proprio essere il suo obiettivo. Abbiamo voluto conoscerla per farci raccontare le tappe fondamentali del suo percorso e cosa la aspetta nel prossimo futuro.

 

 
 
 
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Presentati: chi sei? Da dove vieni? Come hai intrapreso questa carriera?
Mi chiamo Olympe, all’anagrafe Laura, vengo da Parma ma vivo ormai tra Amsterdam e Milano e in giro per le consolle di tante parti del mondo. Diciamo che è stata la musica a trovarmi, e non io a cercarla… perché io ho sempre considerato la musica come il mio mezzo di comunicazione, il mio “bambino nascosto”, io in realtà volevo fare la regista cinematografica. Poi ho capito che il cinema mi piaceva soprattutto quando la musica sottolineava certe scene, e così ho scoperto la mia vera vocazione.

Nella tua famiglia come veniva, o viene, vista una ragazza che vuole fare la dj?
I miei sono molto quadrati, psicologo e psichiatra, quindi c’è sempre stata una battaglia su questo, anche se da loro ho preso l’idea di far star bene le persone, analizzare, cercare di mettere le persone a propio agio, ovviamente con la musica nel mio caso. Insomma, abbiamo concordato che avrei studiato qualcosa di più concreto, Economia, mentre mi sarei dedicata alle mie aspirazioni. A un certo punto però ho perso completamente la bussola, mi svegliavo la mattina e non sapevo perché stessi studiando cose che non avevano nessuna connessione con le mie passioni. Un giorno la folgorazione è arrivata grazie a un mio amico che ha un club a Parma, che mi ha chiesto di suonare gratis per il suo club in cambio delle lezioni di mixaggio.

E lì che è successo?
È successo che dopo la prima lezione ho chiamato mia mamma e le ho detto “io non vado in vacanza, compro subito una consolle, non me ne frega niente”. Avevo trovato un linguaggio che mi apparteneva, proprio l’illuminazione, sai. Così ho fatto un patto con i miei: io mi laureo ma voi mi pagate un corso di produzione.

 

Nel frattempo iniziavi a suonare in giro?
Sì, a Milano l’Apophis è stato il primo locale a darmi spazio. Alex dei Mind Against, che è un caro amico, mi ha illuminato su alcuni aspetti fondamentali di questo mondo e mi ha introdotto a Somne che è un’altra figura importante per me perché è stato colui grazie al quale ho imparato a produrre la mia musica. Le cose iniziavano a girare, insomma. Intanto era arrivato il Covid e per me è stata una fortuna, perché mentre il mondo era fermo, io mi potevo preparare ed essere molto più brava quando sarebbe stata ora di tornare a suonare.

Anche perché dopo la pandemia la melodic techno è esplosa…
Sì, ma io prima non ero molto di questa parrocchia, mi piacevano i Moderat, i Radiohead, suonavo house. Somne, Mind Against mi hanno introdotto in questo mondo sonoro e lì ho mescolato le carte formando il mio stile che ho poi messo a punto una volta trasferitami ad Amsterdam.

Aspetta: perché sei andata a vivere ad Amsterdam?
Ma perché Somne, che non è un insegnante ma è la persona che mi ha trasmesso tutte le cose che sapeva riguardo la musica, o meglio quelle che secondo lui dovevano essere apprese, a un certo punto mi ha consigliato di spingermi oltre, e io sapevo che ad Amsterdam c’era questa scuola di produzione molto valida, per cui sono semplicemente andata lì. Mi ci sono buttata.

Ed è stata una mossa saggia?
È stata una mossa fortunata, perché poi ad Awakenings ho incontrato Matteo dei Tale Of Us nel backstage, mi sono proposta, gli ho spiegato chi ero e cosa facevo e gli ho fatto sentire le mie tracce. Il giorno dopo ricevo una chiamata: un pezzo era stato preso.

Così, di botto? E come l’hai vissuta?
Sì, così di botto! Mi ha preso alla sprovvista ma è stata una bella emozione. La prima traccia che hanno scelto per Afterlife era proprio una di quelle che avevo prodotto insieme a una vocalist con cui avevo lavorato in quella scuola. Insomma, il terreno da quelle parti è fertile se hai voglia di emergere, è una città ricettiva.

Da lì è partito tutto?
Eh sì… prima traccia presa così, pronti via, per una label così importante, a cascata sono arrivate richieste di un livello molto più alto di prima per le serate, sai com’è… quei momenti da film in cui le cose svoltano in pochissimo tempo, all’inizio mi sentivo un po’ a briglia sciolta, senza un reale controllo di tutto ciò che stava accandendo con una rapidità esagerata. Ora penso di avere ripreso le redini di tutto ma all’inizio ero emozionata e frastornata.

Di che periodo parliamo?
Tutto è successo tra l’estate e l’autunno del 2022.

Foto: Nicolò Rombolotti
MUA: Raluca Cojoceanu

Come la vivi quando sei in consolle?
Ma io credo bene. È come se tutta l’energia che mi dà la musica la restituissi alle persone che ballano, come se un fulmine di musica colpisse e folgorasse tutti quelli che sono lì a ballare mentre suono.

Quindi non sei una che ha l’ansia di stare sul palco.
No, anzi! Poi dipende, conta che Afterlife mi ha portato a Awakenings qualche mese fa e sono passata da avere davanti poche centinaia di persone a 15mila allo Ziggo Dome nel giro di una data. È stato così potente… mi è piaciuto così tanto che mi sono resa conto di essere una dj da piste grandi, tanta tanta gente e mani al cielo. C’è chi predilige le situazioni più intime, in cui dj e pista si guardano negli occhi. Ecco, io ho capito che sono invece una da grandi folle.

 

 
 
 
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E sul lato produzione cosa mi dici? Hai pezzi nuovi in uscita?
Proprio oggi, 12 aprile, esce una mia traccia in una compilation di Tomorrowland, mentre a metà maggio arriverà un mio EP su Just This e poi in sto lavorando a materiale per Afterlife e perché no, una mia futura etichetta.

Sei già a quello step?
Sì, sto già pensando di avere un mio punto di vista nella cosa. Sento che sto prendendo sempre più forza nelle mie convinzioni e di essere sempre più sensibile rispetto a ciò che piace a me, quindi sognare la libertà a un certo punto diventa il desiderio da inseguire, credo sia normale. Però è ancora un’idea, vedremo. Ci sto iniziando a pensare.

Chiudiamo con la domanda che tutti aspettano: da dove arriva il nome Olympe?
Sono sempre stata fissata con la mitologia greca, ho studiato greco e latino al liceo classico, è un amore antico. Così quando i miei amici mi hanno iniziato a chiedere come volessi chiamarmi, ci ho pensato un po’ e poi chiacchierando ho detto “mi piacerebbe avere il nome di una dea greaca, arrivare in alto, all’olimpo della musica” e quindi Olympe, che si prouncia alla francese ma che sistematicamente diventa “Olimpe” per i fan italiani, “Olimpi” in Gran Bretagna e così via. Ormai mi sono quasi convinta che “Olimpe” all’italiana stia meglio. In ogni caso, volevo un nome che facesse immediatamente pensare al cielo.

Ambiziosa?
Tanto.

 

 

 

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