• DOMENICA 24 NOVEMBRE 2024
Festival

Kappa FuturFestival è l’evento internazionale d’Italia

Il racconto del weekend che abbiamo appena trascorso a Torino, tra novità, conferme ed eccellenze assolute

Foto: Elephant Studio

A pochi giorni dalla pubblicazione della DJ MAG Top 100 Festivals 2024 che lo ha visto come il settimo evento più apprezzato del mondo secondi votanti di DJ MAG in tutto il pianeta (di gran lunga il miglior risultato di sempre per un festival italiano), lo scorso weekend è tornato, con la sua undicesima edizione, il Kappa FuturFestival. Da anni è considerato da pubblico e addetti ai lavori come un appuntamento imperdibile grazie soprattutto a una line up che è sì basata su techno e su house, ma che riesce a coglierne tutte le sfumature, grazie alla presenza dei più grandi artisti provenienti dalle varie scene mondiali. Noi non potevamo mancare.

Si è svolto ovviamente anche quest’anno nella storica e iconica location post-industriale del Parco Dora a Torino. Una cornice mozzafiato, perfetta per l’immaginario che vuole trasmettere il festival. Anche quest’anno, i palchi su cui si sono esibiti gli oltre 80 artisti erano 5: il Futur (cioè il main), il Solar, il Vojager, il Nova e il Kosmo. Gli stage erano erano come sempre ben collegati, e per quanto riguarda l’organizzazione generale, Kappa continua a difendere la sua fama grazie ai numerosi servizi offerti, alle rapide code per top up, food and beverage e alla sicurezza sempre pronta ad intervenire al presentarsi di qualsiasi problema. Molto bella anche la lounge VIP dove potersi riposare e prendersi una pausa (anche dalla pioggia). Non molto affollata, bar, ristorante e persino una console con la quale si sono alternati dj per tutti e tre i giorni. Proprio per quanto riguarda il pacchetto VIP bisogna segnalare la funzionalità e la comodità delle terrazze adibite nei due palchi principali; peccato per l’assenza negli altri stage, almeno al Vojager forse sarebbe stato giusto posizionarne una. Con l’acquisto del pacchetto Gold invece si poteva accedere a un ulteriore spazio sia a fianco della console del Vojager che di quella del Futur. In quest’ultimo caso purtroppo bisogna ammettere non ne valesse la pena, se non per una questione di “status”: a causa della morfologia del palco la visuale non permetteva di godere in modo ottimale nè della vista sul pubblico, nè di quella sugli artisti.

Foto: Instagram @futur_festival

L’unico vero grave problema che abbiamo riscontrato ha riguardato i volumi e le interferenze sonore in diversi punti dell’area. Purtroppo più di una volta, ed è capitato anche in posizioni centrali del mainstage, i dj set degli altri palchi erano intrusi non graditi. E proprio verso il fondo del Futur, si confondevano le musiche provenienti dal Nova e dal Vojager. Il Solar forse è stato il più problematico. Durante tutto il festival è stato lo stage adibito agli esponenti della scena hard techno, un genere musicale energico e aggressivo, che però ha bisogno anche di una certa dose di volume per potersi esprimere al meglio. Il coinvolgimento generale, purtroppo, è mancato, soprattutto nelle prime due giornate, a causa di ciò. Tante sono state le voci degli appassionati che si sono lamentate, ed è parso che solo la domenica il festival abbia cercato di risolvere questa criticità, soprattutto sul finale. L’impianto audio migliore è stato senza dubbio quello del Vojager, sul quale non possono essere mosse critiche, ma solo complimenti: acustica perfetta in ogni punto d’ascolto.

Foto: Elephant Studio

Arriviamo ora al racconto dal punto di vista strettamente musicale. Venerdì è stata la volta del back to back di Black Coffee e Mochakk, che però è stato piuttosto piatto, senza un vero crescere. Il dj brasiliano ha invece suonato molto bene da solo durante il suo set di chiusura. Interessante e più ricercato è stato il b2b tra Skrillex e Blawan. Uno dei più attesi era Anyma, che ha portato il suo visual show ‘Genesys’ al Vojager per il debutto italiano. I visual hanno reso tutto più immersivo, e tra ormai già classici del proprio repertorio e inediti, ha suonato anche un remix di ‘Fino All’Imbrunire’ dei Negroamaro che è stata accolta in modo più che positivo dal pubblico. A chiudere il mainstage è stato Tiësto che ha fatto emozionare con il suo celebre take su ‘Adagio For Strings’ di Samuel Barber, ma anche fatto saltare con generi molto distanti da quelli canonici del Kappa suonando ad esempio ‘Dominate’ di Space Laces. Bellissima cornice finale con il dj olandese sul palco con Skrillex, Blawan, Anyma, Solomun altro grande protagonista del Futur, Four Tet e Floating Points, reduci da un intrigante back to back.

 

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Sabato, la giornata che (in attesa dei numeri ufficiali) pare abbia registrato il record di sempre del Kappa FuturFestival in termini di partecipanti. Gli WhoMadeWho con il loro hybrid set sono riusciti a portare il pubblico del Futur nel loro mondo. A Cloonee va dato merito di essere riuscito a proporre un set tech house in grado di mantenere alta la attenzione di tutti dall’inizio alla fine. È stata poi la volta di Four Tet in solo, indubbiamente uno dei produttori più importanti degli ultimi vent’anni e che, a parte una ‘Opus’ di Eric Prydz “caricata” per tre minuti, ma senza drop verso la fine, non stentiamo a definire come uno dei migliori dell’intero festival.

Considerati dai più come i veri headliner del sabato è stata poi la volta dei Tale Of Us. Appare sempre più evidente come i founder di Afterlife vogliano, con il progetto comune, riavvicinarsi a quella techno più scura, più da club. Certo gli elementi più melodic non mancano, ma sono più sullo sfondo. Molto bene la prima parte del set, negli ultimi minuti sembrava fosse un po’ calata la concentrazione. Peccato per il live degli Inner City che dopo i bassi dei Tale Of Us hanno cominciato con un vocal molto lungo che sovrastava di molto anche la musica e che ha fatto svuotare un po’ il Futur. Per quanto riguarda gli altri stage, al Solar, al di là del solito problema volume, bene Shlømo, Nico Moreno, sul Vojager da segnalare Honey Dijon e Jamie Jones, e il b2b di Andrea Oliva e Nic Fanciulli al Nova.

Foto: Ufficio Stampa

Ultimo giorno dell’edizione: domenica. La pioggia non ha risparmiato Torino e per circa due ore è scesa in grande quantità. Certo questo avrebbe potuto rappresentare un problema essendo 4 palchi su 5 non coperti. Ma il pubblico prevalentemente internazionale del Kappa, a differenza di quello italiano, è abituato a queste situazioni che all’estero si verificano frequentemente. Quindi, nonostante il fango che si è formato quasi subito, nessuno ha smesso di ballare e godersi il festival. Bene Olympe al Nova stage hostato da Drumcode, Purple Disco Machine ha fatto cantare e Lost Frequencies per niente scontato, con anche un intermezzo d’n’b. Il vero capolavoro della giornata è stato il set dei The Blaze: il duo francese ha regalato un viaggio dall’inizio alla fine della performance, un costante percorso tra le perle della loro discografia e non solo.

Enrico Sangiuliano al Vojager è stato energia pura, e Carl Cox ha radunato uno dei pubblici più eterogenei a livello di età di tutti e tre i giorni. Al Solar scatenati Oguz, Sara Landry e Reinier Zonneveld in live (ribadiamo ancora una volta: peccato per il volume). Benissimo Carl Craig in b2b con Moodymann al Kosmo. Abbiamo chiuso le danze con The Blessed Madonna, un’artista con la “a” maiuscola che riesce a trasmettere la propria passione per la musica ad ogni disco e che ci ha fatto capire che tutti noi siamo già in trepidante attesa della prossima edizione del Kappa FuturFestival.

Bilancio? Era e resta uno dei migliori festival a cui si possa partecipare, un evento che vive di una crescita costante ma organica, senza slanci di gigantismo ma con l’oculatezza di aggiungere un tassello all’esperienza anno dopo anno, nella line up (ormai mastodontica e capace di un allargamento di campo che va da Tiësto e Diplo fino ai classici techno heroes e ancora a flirtare con i mood alternativi da Four Tet e Blawan) come nelle scenografie (avete notato i ledwall verticali a misura di social?), nella gestione di spazi e tempi come nell’accoglienza (che non è mai stata pessima ma che negli anni è sensibilmente migliorata, ed è raro per un festival che si ingrandisce sensibilmente anno dopo anno, non è mai semplice gestire un pubblico sempre più numeroso).

Kappa FuturFestival è il vero evento internazionale d’Italia; la vera esperienza che porta tutto al livello delle migliori rassegne a livello planetario. Non è un caso che anno dopo anno sia arrivato nella top 10 della DJ MAG Top 100 Festivals. E non serve il campanilismo per stimare che possa essere ancora più in alto in futuro.

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