• GIOVEDì 19 SETTEMBRE 2024
Festival

Zamna Festival: in Costa Azzurra una line up da urlo per due giorni di festa

Siamo stati a Frejus, in Francia, a seguire il festival organizzato da Zamna

Foto: Instagram @jesusarce.photo

Zamna è una delle organizzazioni più importanti al mondo in grado di mettere in piedi degli show pazzeschi, con palchi immensi e con line up incredibili che portano i nomi più importanti del panorama musicale elettronico. Per capirci sono quelli che fanno sì che il nuovo anno inizi a Tulum con eventi come quelli di Afterlife, dei Keinemusik,  di ‘X’ degli Adriatique e via dicendo.

Il 2 e il 3 agosto Zamna ha portato in Francia la sua festa. Il tutto si è svolto a Frejus nell’area base nature. Un ampio spazio (vicino, ma non, sul mare), che ha ospitato i due palchi del festival: il Jungle Stage, il principale, e il Plage Stage, il secondario, entrambi addobbati a festa con tutti gli elementi che caratterizzano Zamna. Alle spalle di entrambi gli stage erano presenti due grandi ledwall, che sono stati però il punto debole del festival, a causa di una troppo bassa qualità delle immagini che rendevano quasi tutti i visual parecchio sgranati.

Nell’area erano presenti diversi punti food & beverage che garantivano un’ampia scelta, oltre a un punto che permetteva di riempire i propri bicchieri o le proprie borracce con acqua gratuita e aree relax. Per i possessori del biglietto VIP era possibile anche due grandi terrazze di fronte agli stage in modo tale da potersi godere lo spettacolo da una posizione privilegiata.

Foto: Instagram @jesusarce.photo

Venerdì
Sul Jungle Stage Olympe è stata capace di radunare il pubblico già nel primo pomeriggio, la giovane dj italiana in console sa starci e molto bene, e la selezione dei pezzi è sempre curata in base all’ora e al palco su cui si trova. Bene anche Magdalena, la sorella di Solomun che è ha portato una melodia techno abbastanza aggressiva, ma che ha fatto ballare tutti.

La situazione si è scaldata poi con i due terzi dei Keinemusik: &me e Adam Port. Sicuramente tra i nomi di punta del panorama internazionale, aiutati anche dal mondo social, hanno portato le loro vibes afrohouse in un set che ha accompagnato la transizione tra il pomeriggio e la sera tra inediti e pezzi ormai stabili nelle playlist del grande pubblico. Gli Agents Of Time, a parere personale, sono stati sicuramente nella top 3 del festival. Un’esibizione divertente, coinvolgente, con i due ragazzi che saltavano e ballavano insieme ai presenti in console è stato proprio bello. Per non parlare della chiusura: prima con la loro Zodiac, cantata da tutti, e poi con quel capolavoro di Prydz (firmata come Pryda) di ‘Allein’ che ammetto essere stato forse il momento più emozionate dei due giorni.

I Fideles bravi e la loro ‘Night After Night’ è una meraviglia sempre, in qualsiasi contesto. Gli headliner sono stati i Tale Of Us, che continuano ad attirare sempre più pubblico grazie ai loro show, ma che con il progetto sembra sempre più evidente quanto vogliano fare un po’ il ritorno alle origini (ne avevamo parlato anche qualche settimana fa), con una techno sì melodica, ma sicuramente più scura rispetto a quella che tanti si aspettano. Sul secondo palco invece bene gli Armonica, Korolova, Anfisa Letyago che è sempre una delle preferite del pubblico e a chiudere Amelie Lens, che è garanzia di divertimento con la sua hard techno.

Foto: Instagram @jesusarce.photo

Sabato
L’orario del tramonto è stato affidato prima al back to back di Joseph Capriati e Jamie Jones, duo ormai più che consolidato e che non ha deluso le aspettative, e poi a Michael Bibi. Rivederlo finalmente in console, dopo la malattia, ha emozionato, tanto. L’affetto riversato nei suoi confronti durante il difficile periodo di due anni fa da parte di colleghi, addetti ai lavori e fan, è stato, giustamente, lo stesso che abbiamo visto durante il set.

Vintage Culture, dopo una prima parte di performance piuttosto piatta, è stato in grado di dare molto più movimento nella seconda. Gordo si è confermato one man show, dj a 360 gradi che spazia da un genere all’altro, all’occasione anche vocalist. Tra grandi classici della musica elettronica, e nuovi pezzi contenuti nel suo recente album ‘Diamante’, l’unico problema è stato che in un paio di volte è sembrato più un concerto che un set a causa della mancanza di un vero e proprio mixaggio, ma semplicemente l’alternanza delle canzoni era dovuta alla fine della precedente e all’inizio della successiva.

A chiudere il Jungle Stage sono stati gli Artbat, duo ucraino, che da qualche anno sta portando in giro per il mondo uno show travolgente in cui musica e visual si fondono alla perfezione, un po’ alla Afterlife per capirci. Sono stati tra i pochissimi a sfruttare i ledwall di Zamna in questo senso, con pochi, ma super efficaci effetti. Al di là della parte visiva, anche musicalmente parlando sanno proprio il fatto loro, in console sono tecnici, funzionali e precisi.

Sul secondo palco invece molto bene a livello di selezione (un po’ meno tecnicamente) Afshin Momadi, bravissimo 19:26, uno degli ultimi acquisti di casa Afterlife e di cui si sentirà sempre più parlare, i padroni di casa Zamna Soundsystem in back 2 back con Øostil, e Mahmut Orhan, che con la sua melodic con elementi tribali ha dato quel tocco di novità al palco.

 

 
 
 
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Zamna è ormai un pilastro degli eventi mondiali che è riuscito a diventare un’istituzione grazie a una credibilità che è riuscito a costruirsi tramite i vari servizi, l’efficienza, i palchi immensi e gli artisti che riesce a portare. Una serata in collaborazione con Amnesia si è svolta lo scorso giugno all’Ex Macello a Milano, ma speriamo con tutto il cuore che l’organizzazione possa decidere nel breve periodo di pianificare un vero e proprio festival come quello a cui abbiamo assistito anche in Italia, perchè, con tutta probabilità, sarebbe davvero qualcosa di imprendibile.

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