Foto: Bob Sinclar
Un video pubblicato nella mattinata di martedì 13 agosto e diventato immediatamente oggetto di condivisioni e commenti, perlopiù concordi con lo sfogo della superstar della consolle: Bob Sinclar racconta una nottata da incubo in cui non è riuscito a far ballare il pubblico davanti a sé, troppo impegnato a filmare e fotografare ogni istante del set. “It was a nightmare”, era un incubo, dice Sinclar, e ancora “erano come immobilizzati, congelati, ho provato con della house, tech house, mi sono spostato su suoni più commerciali, ho messo tutte le mi hit, ma non c’era niente da fare”.
La frustrazione del dj francese ha trovato facile appoggio in moltissimi commenti da parte di fan, appassaionti, ma soprattutto, una schiera di dj che, semplicemente, hanno rivisto tante, troppe serate degli ultimi anni. E basta sfogliare video e foto social di chiunque, dai grandi festival ai piccoli club ai locali più pop. Inutile girarci intorno: se un tempo la musica del dj faceva ballare le persone, oggi tutto il publico è rivolto verso la consolle, ma vedere la gente ballare davero, scatenata, senza freni, è cosa piuttosto rara. Sono tutti in attesa di un drop, di un ritornello da cantare in coro, sguardo al dj come si fa con i cantanti, ma al momento topico mica si balla. Tutti immobili con i telefoni alzati per filmare, e poi pubblicare, in un infinito “io c’ero” dove però non c’eravate davvero.
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So che messa giù così suona drammatica, e comunque è chiaro che le persone vanno a sentire i propri idoli per ballare, ma da dj a mia volta, ho notato un cambio di comportamento clamoroso negli ultimi anni, e molto spesso vedi le persone ballare poco anche nei momenti più intensi di un set, pensi di star suonando male, poi invece ti riempiono di complimenti e tu pensi “ma se non ballavate… sto sbagliando qualcosa o mi sto rimbecillendo?”. Poi scopri di essere stato taggato in decine di video e allora capisci eh in realtà apprezzavano. Il metro di misura è cambiato.
Ora, tornando a Bob Sinclar – che è un dj del quale tutto si può dire ma non che non sappia come conquistare e far ballare una pista, considerando che al di là dei numerosi successi internazionali è uno con una cultura muciale e una conoscenza impressionanti della consolle e dei club -, ha candidamente tirato fuori un problema ormai abbastanza acclarato: smartphone e “cultura del video” sono diventati un problema. Detto alla francese: hanno rotto il cazzo. E se taluni, specialmente chi magari ha meno di 30 anni e questa pratica la vive come una cosa normalissima, polemizzano sui divieti di foto e video che stanno caratterizzando parecchie serate (ne abbiamo parlato a lungo), con l’obiezione se vogliamo sacrosanta di non poter vietare una pratica legale e comunissima, in realtà forse il divieto oggi serve proprio per educare le persone a vivere i momenti reali lì e basta, a non farsi imbambolare dalla vita attraverso lo schermo, sempre, a lasciarsi andare a un carico emozionale che non deve per forza essere rimesso a bella posta sui social. Anche perché, amiche e amici, fatevelo dire: alla maggior parte degli altri importa poco o nulla di voi che eravate in consolle a fare i fighi, nei privé nei backstage o semplicemente tra la folla. Se ne dimenticano un secondo dopo aver messo il cuoricino, non cambia la vita a nessuno e no vincete un premio.
Ma senza arrivare a u moralismo banale da boomer (e vista l’età, so che lo sto diventando, abbiate pietà): smartphone, possibilità di girare video e social media sono invenzioni straordinarie; hanno creato lavori nuovi, modi nuovi di svolgere lavori vecchi (il giornalismo, per dirne uno a caso) e permesso di connettere persone e situazioni in una maniera prima inimmaginabile. Semplicemente, ormai possiamo dire che i tempi sono maturi per usarli con un pizzico di criterio in più, senza lasciarci scappare la mano e con un equilibrio tra la voglia di testimoniare qualche minuto in una serata e la bellezza di viverla, una serata, appieno, con la libertà di perdersi nella musica. Farete felice il dj o la dj che sta suonando, e anche voi stessi. Provare per credere.
14.08.2024