• GIOVEDì 24 APRILE 2025
Costume e Società

L’ex manager di Avicii ora si sfoga

"Basta falsità!". Si tratta dell'urlo di Ash Pournouri, che parla di un nuovo capitolo nella tormentata storia del dj svedese: accuse incrociate e ora anche una battaglia in tribunale

Foto: @facebook.com/ashatnight

La vicenda legale che vede protagonista Arash “Ash” Pournouri, ex manager di Avicii, contro il regista Levan Tsikurishvili, autore del documentario ‘True Stories’ sul celebre dj svedese, si intensifica con una denuncia per diffamazione depositata presso il Tribunale di Stoccolma. I documenti, come recita il quotidiano svedese swedenherald.com, consultati anche da un’altra testata nazionale, l’Expressen, rivelano che Pournouri ha deciso di agire dopo un post pubblicato dal regista Tsikurishvili su Instagram lo scorso gennaio, in cui il regista accusava l’ex manager di aver “spostato la colpa su un film invece di gestire correttamente la situazione”, definendo il comportamento “irragionevole e irresponsabile”.

La querela, presentata lunedì, segna l’ultimo atto di un conflitto nato dalla rappresentazione di Pournouri nel film, che lo dipingerebbe come colui che avrebbe esercitato pressioni insostenibili su Avicii, già in evidente difficoltà psicofisica prima della morte nel 2018. Pournouri, oggi imprenditore e giudice a “Idol” su TV4, sostiene nel ricorso che il documentario sia stato “montato e presentato in modo da danneggiare gravemente” la sua reputazione, mentre il post su Instagram avrebbe ulteriormente amplificato quelle che definisce “accuse false”. “Ora basta”, ha scritto l’ex manager sui social, sottolineando di non voler più tollerare narrazioni che lo colleghino alla tragedia del musicista, scomparso a 28 anni. Tsikurishvili, dal canto suo, non ha ancora rilasciato dichiarazioni pubbliche dopo la notizia della denuncia, ma fonti vicine alla produzione del film ribadiscono che ‘True Stories’ mirava a raccontare “senza filtri” le pressioni dell’industria musicale su Avicii.

Avicii e Ash in una vecchia foto @facebook.com/ashatnight

Il caso riaccende i riflettori sulle circostanze che portarono alla morte del produttore di ‘Wake Me Up’, diventato simbolo dei rischi legati al burnout nel mondo dello spettacolo. Pournouri, che collaborò con Avicii dal 2008 al 2016, è stato più volte criticato per presunti ritmi di lavoro estenuanti imposti al dj, ma ha sempre respinto ogni accusa, ricordando il proprio impegno nel sostenere l’artista anche durante i problemi di salute. Il documentario, uscito nel 2021, include interviste ad amici e collaboratori di Avicii, ma secondo l’ex manager altererebbe il contesto di alcune dichiarazioni, creando un nesso causale tra la sua gestione e il suicidio.

La scelta di procedere per via penale, anziché civile, segnala la volontà di Pournouri di ottenere una condotta esemplare, punibile con multe o fino a due anni di carcere secondo la legge svedese. Gli esperti legali interpellati da Swedenherald.com evidenziano però le difficoltà nel dimostrare il dolo specifico richiesto per la diffamazione, soprattutto se il regista si limiterà a difendere la libertà artistica. Intanto, i fan di Avicii si dividono: c’è chi chiede verità e chi teme un processo mediatico che riscriva la memoria del dj.

 

 

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Riccardo Sada
Riccardo Sada
Distratto o forse ammaliato dalla sua primogenita, attratto da tutto ciò che è trance e nu disco, electro e progressive house, lo trovate spesso in qualche studio di registrazione, a volte in qualche rave, raramente nei localoni o a qualche party sulle spiagge di Tel Aviv.
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