Quando si ha che fare con Cristian Varela, raramente si parla di semplici dj set. Spesso si finisce per conversare come dei nerd di futuro, di collisioni tra digitale pubblico e analogico privato, di sogni su plugin mai creati ma tanto attesi e di una musica, quella odierna, che ha bisogno di una spinta sempre più forte a livello creativo. Artista a tutto tondo, Varela è sempre aperto a tutto, alla chiacchiera sui macchinari che ha in studio e all’apertura alle infinite collaborazioni con colleghi appassionati.
Lasciato alle spalle l’EP ‘SFINX’ su Induxtriall Records, che ha raccolto pareri molto entusiastici, su Spazio Sonoro vede la pubblicazione del suo ‘LUNAR’ e di un altro EP, ‘TESLA’, su una delle sue etichette preferite, la Children Of Tomorrow. Ma presto arriveranno anche alcuni nuovi brani e un album sulla sua label, la Black Codes Experiments.
Crei musica per il pubblico o per te stesso?
Per il pubblico. E questa è la cosa chiave per me. Ad esempio, sono molto soddisfatto delle mie ultime produzioni. È esattamente il suono che stavo cercando da tempo. Passo molto tempo in fase di mix e di mastering, ultimamente. La musica è molto personale e un modo per esprimere i nostri stessi, per questo lavoro da solo. Il mio studio principale è a Londra e ne ho un piccolo anche a Madrid. Il duro lavoro di 28 anni mi ha permesso di realizzare il mio vero studio londinese.
Come organizzi la tua giornata lavorativa?
È tutto casuale. A volte preferisco lavorare nel mio secondo studio a Madrid e principalmente sul mio laptop, quando sto viaggiando. Quando ho buone idee e bozze all’ultimo stadio, finisco il lavoro nella studio di Londra.
I servizi di streaming e la tecnologia a buon mercato o comunque accessibile hanno cambiato molto il (tuo) business?
È una grande opportunità per le nuove generazioni e un enorme modo di promozione per tutti, quello che sta accadendo in giro.
Oggi con chi sogneresti di coprodurre un brano?
Hans Zimmer o Vangelis nell’area della musica e Steven Spielberg o Ridley Scott nel mondo del cinema. Ma ora devo pensare anche a gestire l’etichetta Black Codes con il mio amico e partner Ian Axide.
Perché sei attratto dalla musica elettronica?
Per la sua energia, il suo potere e le sue infinite possibilità di creazione dall’astratto.
Hai delle parole da spendere per i newcomer?
Abbiate fiducia in voi stessi e seguite i vostri sogni. E comunque, producete responsabili.
Ricordi la tua prima esperienza davanti a tastiere e mixer?
La prima volta che ho lavorato in uno studio. È stato nel 1991, quando la società D.I.D.S.A. mi chiamò per creare una traccia elettronica per uno spot della birra per un brand spagnolo. In quel periodo avevo solo il mio Atari 1040 ST e un synth Korg M1.
Con quale frequenza aggiorni il tuo studio tra software e hardware?
Ogni anno compro cose nuove ma ho principalmente tutto ciò che serve per creare buone tracce e i tool giusti per miscelarle e finalizzarle.
Pensi che il suono analogico sia la chiave di molte risposte, in pieno delirio digitale?
L’analogico fa parte delle mie produzioni; in genere, per le linee di basso e le sequenze, perché ottieni una qualità speciale, unica, calda; in realtà tante cose le possiamo ritrovare anche nei plugin, alcuni sono incredibili, e in effetti digitali assolutamente impossibili da ottenere solo con macchine analogiche.
A close look at a few of my prized possessions 😉Getting the opportunity to shoot with Roland, one of my career-long partners, and giving an insight into my equipment, my processes and my relationship with these incredible products, was a major honour 🙌
Pubblicato da Cristian Varela su Lunedì 6 gennaio 2020
Come produci? Quali e quanti sono i passaggi principali?
Sono sette e li elenco:
1. Creo buone sequenze e idee con macchine analogiche.
2. Trovo una linea di basso eccezionale per queste idee.
3. Lavoro molto duramente per creare la cassa perfetta combinandola con la linea di basso principale (uso alcuni livelli solo per il basso).
4. Trascorro diversi giorni registrando diversi mix della traccia.
5. A seconda del miglior mix, creo 2 o 3 mastering diversi.
6. Provo a suonare le tracce nei club.
7. Scelgo il miglior mastering e applico le ultime modifiche del caso.
Preparo sempre un primo mix in Logic, poi faccio tutti i raffronti separati passando dal Manley e passo al mix finale.
Quali sono i software che usi frequentemente?
Suo diversi generatori di casse, poi alcuni bus per le compressioni, le distorsioni, gli effetti. Ma preferisco usare suoni esterni alle mie vecchie macchine, come l’MS20, il Monopoly o il mio nuovo Roland SE02 o SH01. O ancora, il Nordlead Rack e l’Elektron Analogue Four, che dovrei considerare di più. Uso Logic Pro, Ohm Force, Sugar Byte e tanti altri arnesi.
Per quanto riguarda l’hardware, cosa usi?
Un EQ della Manley, un Empyrilical Labs-Distressor e alcune altre armi segrete. Sto lavorando anche a implementazioni su UAD e sperimentando diversi sequencer. Mi servirebbe sicuramente un plugin per rendere inerte una distorsione proveniente da un suono non distorto.
26.03.2020