Chi si ferma è perduto. In modo particolare, in un momento delicato come questo. Ecco perché bisogna fare resilienza e trasformare un personale periodo di down in una grande opportunità: per apprendere e per riorganizzare la propria vita. Il mondo va avanti e bisogna restare competitivi, informati, pronti a immergersi in modo altamente professionale e profilato nel mondo del lavoro poi e dell’intrattenimento ora, subito. .
Più che moda oggi è un’esigenza seguire delle masterclass online utili non solo per restare aggiornati su quello che accade nel settore ma per alzare la propria asticella. Non bisogna farsi poi trovare impreparati anche sul piano dell’attrezzatura. Una buona connessione a Internet, un computer (laptop o desktop) possibilmente potente, una scheda audio e soprattutto qualcosa che vada oltre alle cuffie, che sia fruibile in cameretta o per il dj set sul balcone e magari sfruttabile in uno studio di registrazione: le casse.
Sino alla fine degli anni Novanta lo standard era rappresentato dalle Yamaha NS-10. Storiche, coni bianchi spesso ingialliti dal fumo di sigaretta, onnipresenti in studi mega galattici e anfratti da quattro soldi. Poi è arrivato il digitale. I plug-in hanno preso il posto dell’hardware, i diffusori amplificati hanno sostituito quelli passivi, e in questo il nome che è stato in grado di cogliere questo cambiamento per primo restituendo la neutralità necessaria in studio, è KRK, indiscutibilmente il marchio di monitor più impiegato negli studi di registrazione e negli home studio di tutto il mondo, sia che si parli di trap che di hip-hop, house, techno o EDM.
Oggi tutti pubblicano una foto in Instagram, fanno stories, filmati su TikTok e tra un hashtag #studiotime e l’altro, dietro, spesso fanno capolino le casse dal woofer giallo da 5 pollici, come se fosse sempre festa o a una partita del Borussia Dortmund o dell’AEK di Atene e quasi a richiamare il colore sociale dell’ADE. Il pianeta è giallonero. Gli home e big studio non sono più gli stessi: sono smart e friendly. Così, il suono incisivo e il prezzo ragionevole hanno consacrato le KRK nella loro versione Classic 5.
La colorazione caratteristica e gli elementi di design tratti dai diffusori del passato le portano a essere versatili e belle da vedere. Tecnicamente parlando, il tweeter a cupola morbida offre alti nitidi e i bassi invece li conosciamo bene, sono quelli che le hanno rese popolari, imitate, quindi vanno bene per chi fa techno, chi fa house; e chi fa trap e hip-hop e spinge sulle frequenze subsoniche. Dei cuscinetti in schiuma ad alta densità le isolano dalla superficie e quindi meglio così: diciamo addio a ogni tipo di vibrazione.
Gli ingressi sono ottimi sia per i dj che per i produttori e consentono di poterle connettere attraverso ingressi jack, RCA e XLR (cannon). Chi occupa un piccolo spazio, come una camera da letto, e non può alzare troppo il volume, si troverà comunque a proprio agio. Chi invece può andar giù pesante con i db, si accomodi anche sul balcone, come detto all’inizio, e dia fiato ai woofer. Nel suo piccolo, in un momentaccio come questo, diventerà lui stesso un po’ come la coppia delle sue KRK: molto popolare. Magari non suonerà (subito) al Tomorrowland ma assurgerà a ras del quartiere e re dei dj set del condominio. Un buon passo per avviare una soddisfacente carriera.
24.03.2020