In Beatport è onnipresente. In Spotify pure. I suo singoli volano trovando un grande supporto da nomi come Gareth Emery, Armin van Buuren e Markus Schulz. Come dj, Craig Connelly da Manchester ha mostrato di avere la stoffa del campione. Si è costruito un’indiscutibile reputazione dopo aver suonato per anni nella sua città natale ma è solo dopo il debutto allo Space di Miami durante la Winter Music Conference del 2012 che il settore ha intuito le sue reali potenzialità.
Il britannico ne ha fatta di strada. Nel suo corso ha fatto l’A&R, il label manager, oggi è dj, produttore, musicista e artista produce una trance molto melodica e potente che dimostra ancora una volta quanto sia importante essere poliedrici nei ruoli della discografia. Un viaggio che lo ha portato sino alla produzione di ‘The Sharper Edge’, il suo secondo album da studio. Nel suo lavoro, Craig mette tanto amore e tanta dedizione, soprattutto tanta cura nel dettaglio.
Quando inizi un lavoro impegnativo e articolato come un album si percepisce come tu sia ligio ad ogni particolare. È così?
Quando lavori su un progetto simile ci sono tantissime cose da pianificare. Più che le DAW bisogna tenere aperto sul computer un foglio di calcolo, in modo da poter tenere traccia di tutte le demo che uno ha scritto, sugli accordi con i collaboratori e su chi ha cantaro e suonato. Nel mio foglio di calcolo ci sono melodie, idee, note. Su 20 melodie che butto giù trova spazio la metà di quello che alla fine ho creato.
Negli ultimi dieci anni il suono big room dei festival ha dominato il mondo. Ci sarà mai spazio per nuovi sound provenienti dall’underground?
Vedo un andare e venire di musica di diversi generi, a volte melodica e a volte no, e noto un forte interesse per la techno con elementi orecchiabili anche da parte delle radio. Intanto, io penso e spero di riassumere un messaggio musicale tutto mio, con le mie creazioni. Cerco di fare brani che suonino bene, energici, ambiziosi e con un senso generale di benessere, solarità. Voglio che le mie tracce siano un toccasana per la mia fan base. Faccio musica che viene ascoltata da tutti ma la produco principalmente per me stesso. Sono sempre stato una persona motivata e quando si tratta di creare faccio tutto il necessario per fare una cosa fatta bene. A volte i migliori artisti non sono i più talentuosi bensì quelli che hanno etica e costanza sul lavoro. Alcune persone di talento a volte non sono state ascoltate perché forse non avevano un reale desiderio di fare carriera nel settore.
Se fai musica particolare col cuore, c’è sempre un pubblico che può gratificarti e comprenderti?
In generale sì e la cosa la rivedo nel mio pubblico. Certamente ci sono anche business più redditizi, in generi più facili, ma se fai ciò che davvero ami e lavori duramente per raggiungere il tuo pubblico, il successo arriverà. Io negli ultimi tre anni ho spinto pesantemente sull’acceleratore, perché in questo settore ogni giorno impari qualcosa, è come stare a scuola. L’enfasi sul sound design e sulla tecnica è stata per anni la mia attenzione, ho sempre avuto idee musicali decenti ma mi è sempre mancata la hit. Il mio obiettivo principale è stato quello di creare tracce che non necessitavano di remix e che potessero infiammare da sole piste e classifiche. Poi sono entrato in una nuova ottica, ho fatto progressi e ho iniziato a confrontarmi con altri. Così ho capito che questo duello a distanza non mi avrebbe portato a nulla.
Nella produzione del tuo ultimo album, ‘The Sharper Edge’, hai usato molto il mixer SiX di SSL. Perché?
Sono noto da sempre per lavorare su sample vocali e il 99% delle volte le voci che uso sono registrate in remoto dagli stessi cantanti. Ciò significa che posso raggiungere una vasta gamma di artisti diversi, in fase di mix, ma contemporaneamente mi trovo spesso a che fare con voci registrate in modo differente. Bene, il SiX di SSL mi serve per gestire, nelle strip dei canali, ogni voce con preamp, compressione ed EQ identici e che trovi sulle grandi console. Il SiX lo uso anche in esterna per la gestione degli stems, visto che può sommare sino a 12 canali. E combinato al compressore G-Bus integrato posso far suonare la mia musica in modo altamente professionale.
Qual è il tuo hardware preferito e come interviene in fase di routing?
Penso che il Virus C desktop abbia inciso molto nel suono di questo album. Ha 16 anni ma emette ancora suoni così brillanti… È di una potenza strabiliante. Essendo multitimbrico, in 16 parti, è incredibilmente anche utile e versatile, posso farci passare molti canali Midi diversi e inviarli separatamente nell’SSL attraverso le 6 uscite e infine nel computer. Il Moog SubPhatty invece l’ho usato per il suono di basso di tutte le tracce dell’album e merita una menzione a parte.
Usi Pro Tools. Non è una DAW complicata in pre produzione, nella trance, rispetto a Live di Ableton, Logic o FL?
No. Però per usarlo bene ho impiegato tempo e ci è voluta molta esperienza. In realtà, ho fatto un corso di produzione musicale di due anni quando ne avevo 18, periodo durante il quale però ero concentrato sulla registrazione di strumenti di band dal vivo. Quel corso fu in gran parte pensato per l’uso di Pro Tools. Una volta abituatomi l’ho trovato molto più intuitivo da usare rispetto ad altre DAW dell’epoca. Anche il midi è molto meglio da gestire nonostante quello che si dice in giro.
Hai un trascorso nel settore della rivendita di nuove tecnologie in ambiti professionali. In che modo le tue esperienze ti hanno aiutato quando sei passato alla produzione musicale?
La cosa migliore di lavorare nel retail è che si viene circondati ogni giorno da tantissimi strumenti e altrettante persone che ne sanno come te o molto di più. Ogni volta che un nuovo prodotto entra dalla porta, tutti lo testano scoprendo funzioni alternative, inaspettate. Inoltre, se vuoi acquistare qualcosa, approfitti di forti sconti.
Quando inizia realmente il business musicale, per un produttore? In che fase?
Quando decidi di voler intraprendere una carriera remunerativa attraverso la musica. Se non condividi mai la tua musica al di fuori della sua possibile gratuità, non sperimenterai e scoprirai mai il suo lato commerciale, che a volte può essere molto stressante e pessimo. Realizzare e pubblicare dischi è in realtà abbastanza… indolore, una volta entrati nell’arena del live bisogna prepararsi al peggio.
25.08.2020