Foto: Elephant Studio
Lo scorso weekend è andata in scena l’edizione 2024 di Decibel Open Air. Il festival, sempre svoltosi a Firenze, quest’anno ha cambiato casa e si è trasferito a Castelfranco Emilia, vicino a Modena. Nei due giorni, l’evento è riuscito a proporre una line up di alto livello con alcuni dei nomi più importanti del panorama elettronico internazionale: FISHER, Marco Carola, Sara Landry, Charlotte De Witte e Eric Prydz, solo per citarne alcuni. Tre palchi immersi in mezzo al verde del Bosco Albergati.
Noi abbiamo partecipato alla seconda giornata. Sicuramente il Decibel (e noi e tutti i partecipanti) è stato sfortunato per un meteo avverso che ha fatto abbattere un diluvio che non ha praticamente concesso pause per tutta la durata del festival. L’area, sicuramente più piccola rispetto al passato, era raggiungibile a piedi scegliendo di parcheggiare al P1 (forse 30euro è un prezzo un po’ eccessivo?), oppure a piedi o tramite navetta organizzata dal festival, per chi sceglieva di parcheggiare a qualche chilometro dal festival, al P2 (più economico).
Una volta raggiunta l’entrata abbiamo capito che il fango sarebbe stato il nostro compagno di festival, ma ormai quest’anno avevamo capito l’andazzo. E la cosa che ci ha rincuorato sulle sorti del festival è stato vedere l’entusiasmo e la gioia negli occhi già dei primi ragazzi all’ingresso. Certo, è stato chiaro fin dalla prima mattinata che una grande fetta di pubblico avrebbe disertato la presenza, ma per i più temerari è stata una bellissima esperienza. Che finalmente si stia capendo anche in Italia che il maltempo non è colpa degli organizzatori e che ci si può divertire nonostante la pioggia? Anzi ci tengo a sottolineare i miei complimenti a tutta la produzione Decibel che nonostante le previsioni meteo (nettamente peggiori di quello che poi è stato il tempo effettivo) ha avuto il coraggio di non demordere e di non cancellare la programmazione portando fino alla fine la propria creazione, peraltro comunicando sui social tutti i consigli e le precauzioni del caso: sembra scontato ma non lo è, mai.
Foto: Elephant Studio
Appena entrati ci siamo diretti con qualche difficoltà al terzo stage. Dico con qualche difficoltà perché nessuno di noi ha trovato una mappa del festival e chiedendo indicazioni alla sicurezza, abbiamo solo ricevuto risposte come “ti sbagli ci sono solo due palchi” e “no ma guarda che alla fine ne hanno montati solo due”. Questo ci porta però un grande complimento al Decibel che è riuscito a posizionare i tre stage in modo da non creare la benché minima interferenza sonora tra le aree, forse anche per questo motivo non è stato cosi facile da trovare.
Finalmente arrivati al palco in collaborazione con Dice e Magnolia, abbiamo goduto un po’ della musica di Camoufly. Da tempo seguiamo con interesse l’artista mascherato che sta emergendo sempre più con un suono caratteristico che individua le sue produzioni. Dopo ci siamo diretti per un rapido stop da Fanstasm al secondo stage, quello in collaborazione con Resonance e Phase 2 in cui l’hard techno più estrema era la protagonista: sicuramente il più bello, “architettonicamente” parlando, con grandi container alle spalle che davano proprio un aspetto industriale, perfetto per il genere che ospitava.
Abbiamo raggiunto poi il DOA, il mainstage, su cui si stava esibendo Victoria: la bassista dei Måneskin, in questa nuova carriera solista da dj, si diverte, si vede e se ne accorge anche il pubblico che infatti l’ha seguita con passione fino alla fine. La pista si è poi riempita con l’arrivo di Charlotte De Witte: la dj belga è ormai uno dei pesi massimi della techno ed è una super star apprezzata da veterani e neofiti del genere. Dopo poco siamo corsi di nuovo al terzo perchè stava per iniziare okgiorgio. L’artista bergamasco fresco dell’uscita dell’EP ‘ok?’, si è esibito con un dj set e non live (che secondo me è la sua vera dimensione e quella in cui si trova più a suo agio), e tra le sue produzioni e qualche canzone leggendaria (vedi ‘Born Slippy’) è stato a mio avviso uno dei migliori della giornata.
Al DOA ha poi iniziato a suonare Eric Prydz. L’artista svedese, leggenda della console e artefice di alcuni degli show più innovativi e coinvolgenti del mondo, si è dimostrato un professionista senza eguali. Headliner dei migliori festival del pianeta, e macinatore di sold out, ha suonato più di metà set con solo poche decine di persone di fronte a lui. Ora io non sono nessuno per giudicare, ma davvero si ha la fortuna di assistere a un act epico, che noi in Italia vediamo molto raramente (ultima volta al Kappa Futur Festival nel 2018) e si scelgono altri set? Anche solo per una questione di cultura personale…
A chiudere il secondo palco ci ha pensato Azyr che già a metà set suonava a circa 160bpm: il pubblico, nonostante il fango che davanti a questo stage la faceva da padrone, non ha smesso un attimo di ballare, per poi dirigersi e unirsi a quello già presente al DOA per la chiusura del festival affidata ai Brutalismus 3000. Il duo berlinese scatenato sotto la pioggia con la cantante Victoria che ha continuato a incitare tutti i fan sia sulle terrazze VIP intasate che oltre le transenne.
Foto: Elephant Studio
Anche quest’anno Decibel Open Air ha dimostrato di avere le spalle larghe e grandi obiettivi, per raggiungere i quali però si dovrà impegnare sempre di più perchè, nonostante le sfortune delle ultime edizioni, qualche mancanza è ancora evidente: certo nessun problema insormontabile, ma quei miglioramenti che porterebbero il festival a un livello ancora superiore. E siamo sicuri che questi upgrade ci saranno, perché le persone che ci lavorano sono estremamente esperte e competenti, e lo dimostrano anche i nomi che vengono sempre scelti con cura tutti gli anni.
10.09.2024