Foto: Instagram @drumsheds
Partiamo con un dettaglio importante per comprendere al meglio il contesto. Venerdì13 dicembre 2024 è stata la nostra prima volta nella “nuova” venue londinese di Drumsheds. È doveroso sottolinearlo, perchè, magari, siamo stati sfortunati noi la scorsa settimana, e, per dovere di cronaca in effetti, ne abbiamo sempre sentito parlare molto bene da praticamente chiunque, e, anche a giudicare dai commenti sui social di Drumsheds, pare sia stata un’eccezione. A memoria però, un’organizzazione (o meglio una disorganizzazione) come quella a cui ci siamo trovati di fronte, non la vivevamo da parecchio tempo.
Drumsheds non è solo un club. Difficile definirlo come tale a mio parere essendo un “locale” in grado di accogliere circa 15mila persone. È uno spazio immenso in grado di ospitare alcuni degli eventi più interessanti del panorama internazionale. È stato inaugurato nel 2023, a ottobre, in un capannone gigantesco, un ex IKEA, nel nord della capitale inglese. Le menti dietro al progetto sono quelle che avevano creato Printworks. Dall’apertura sono stati tanti gli show e tanti protagonisti, tra i migliori artisti che il pubblico potesse desiderare. Tre sale, la main immensa, con uno stage e un ledwall veramente di impatto. Peccato solo per qualche colonna che interrompe la visuale in certe zone, perchè, alcuni show, come per esempio un HOLO targato Prydz, sarebbero stati perfetti.
Foto: Instagram @drumsheds
Venerdì 13 dicembre Drumsheds ha ospitato UKF, che dal 2009 si occupa di portare eventi dubstep e drum and bass in Inghilterra e non solo. In quella che sarebbe dovuta essere la celebrazione per il quindicesimo anniversario del brand, la line up prevista era qualcosa di eccezionale. Headliners del mainstage: i Pendulum, live. A chiudere, il dj set del side project targato Swire e McGrillen aka Knife Party. Prima i Nero, Koven. Seconda sala con Flux Pavillon, b3b tra Imanu, Buunshin e The Caracal Project. E tantissimi altri nomi pronti a fare ballare migliaia di fan. E così è stato, perchè da un punto di vista musicale, la serata è stata eccezionale (quasi per tutti, ma poi ci arriviamo).
Giusto per citare due tra le esibizioni più rilevanti della serata, ricordiamo i Nero che hanno regalato uno dei migliori set che abbiamo vissuto quest’anno, e i Pendulum che sono in una forma stratosferica, e non hanno sbagliato nulla. E ci si accorge di una performance al limite della perfezione, perchè quasi tutti non si sono nemmeno resi conto del tempo passato, e un’ora è volata via in un attimo. Unico neo, ma lo dico da fan, non vedere suonata ‘Tarantula’, mi ha spezzato il cuore.
E quindi quali sono stati i problemi? Il primo e più evidente riguarda la coda per entrare. Un evento che apre le sue porte alle 19, non può permettersi di lasciare in coda il pubblico per più di due ore a concerti iniziati. Mi spiego meglio: dopo lo scan dei biglietti, prima di accedere alla venue era necessario passare i controlli di sicurezza. Questo tratto era impossibile da percorrere in tempi brevi a causa di una lentezza ingiustificata che già dall’inizio dei concerti, non ha permesso di godersi gli show desiderati. Noi abbiamo aspettato per circa un’ora e quaranta prima di poter raggiungere l’interno del locale. Ci siamo persi completamente il live di Modestep, e, come noi, almeno un altro paia di migliaia di persone inferocite nella nostra stessa situazione. Rabbia che ha invaso lo stesso artista, e che è emersa anche su una chat di un server Discord in cui Modestep sostiene di aver ricevuto centinaia di messaggi dai fan, di non essere mai stato trattato così male nella sua intera carriera e di aver lavorato per oltre 100 ore per elaborare lo show con il quale esibirsi a Drumsheds quella sera; sforzi rovinati da quella che lui stesso definisce come “terrible venue”. Sì, perchè al povero Modestep è andata male, davvero. Oltre ad aver suonato in una sala quasi vuota per la quasi totalità del tempo a causa dei fan in attesa fuori (ed era la main, che è gigante e, senza pubblico, immagino sia stato anche abbastanza umiliante), più volte, soprattutto durante la prima parte del concerto, l’impianto è saltato interrompendone l’esibizione. Lo sconforto e lo sdegno dell’artista lo hanno portato a scusarsi con i fan anche su Instagram (sotto il post di annuncio della data in questione), dichiarando che a breve verrà comunicato un nuovo evento per i suoi fan per recuperare ciò che (non) hanno vissuto venerdì a Drumsheds (questo il link per iscriversi e avere news a riguardo).
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Un altro problema? I servizi. È inconcepibile che i bagni si trovino fuori dalla venue e uno debba uscire letteralmente dal locale per poi rientrare insieme a coloro che hanno appena passato i controlli e stanno entrando per la prima volta. E possiamo andare avanti ancora. Durante l’esibizione di Caspa e Rusko abbiamo fatto una pausa, per prendere un po’ d’aria. Prima dell’inizio del live dei Pendulum, quando abbiamo provato a rientrare in X Room, abbiamo notato un assembramento immotivato davanti alle porte, e abbiamo scoperto che, probabilmente per sovraffollamento, gli organizzatori avevano deciso di punto in bianco di non permettere più a nessuno di entrare in main room. E stiamo parlando della sala principale, durante il set degli headliners della serata per cui, in tantissimi, avevano acquistato il biglietto. Una cosa inaccettabile, per di più se nemmeno accennata o comunicata preventivamente. Se esiste la paura che si creino situazioni pericolose a causa delle troppe persone, la soluzione è vendere meno biglietti in modo da rendere lo show godibile a TUTTI coloro che sono nel club, non è ammissibile fare ammassare migliaia di ragazzi nell’area dei bar che divide gli stages. Anzi è addirittura pericoloso, perchè a quel punto sono il nervosismo, l’ansia e gli attacchi di panico a prendere il sopravvento. Noi, grazie a qualche stratagemma dato dall’esperienza accumulata negli anni, e, sicuramente, grazie a un po’ di intraprendenza e di fortuna, siamo riusciti a entrare, ma in tanti non sono stati così fortunati e hanno potuto accedere solo dopo diverso tempo, quando il concerto si era già avviato verso alla fine. Il malumore del pubblico impossibilitato a godersi lo show era visibile negli occhi di tanti, forse troppi. E potremmo andare ancora avanti, ad esempio citando le file interminabili anche per poter lasciare il club.
Chiudiamo con una riflessione, una semplice domanda rivolta a tutti coloro che “in Italia non funziona niente”, “gli eventi all’estero sono tutta un’altra cosa”. Siete proprio sicuri sia sempre così? Perchè tutti noi siamo consapevoli che spesso qui andiamo incontro a situazioni tutt’altro che perfette. Perchè tutti noi ammiriamo l’amore e la cultura del clubbing che c’è in Paesi come l’Inghilterra. Però se persino il pubblico di casa, giustamente, per carità, si lamenta per situazioni come quella di venerdì, avviando addirittura una petizione (qui il link) per avere un rimborso a causa delle condizioni della serata, forse dovremmo iniziare ad imparare ad apprezzare di più tutto ciò che viene organizzato anche qui, in Italia.
30.12.2024