• SABATO 23 NOVEMBRE 2024
Recensioni

Il trionfo di Gabry Ponte al Forum è (ancora una volta) quello della dance

Uno show che ha dimostrato moltissime cose. Ma soprattutto, che ha conquistato e fatto divertire 12mila fan

Foto: Francesco Prandoni

Lasciamo parlare i fatti: il Forum è ormai un posto dove tutti, ma proprio tutti, vogliono suonare; sta diventando una barzelletta vedere artisti che annunciano un palasport da 12mila posti quando fanno fatica a riempire club da 5mila. Fa ancora più ridere – ma è una bolla, un problema, scoppierà – vedere come vengano annunciati sold out grazie a migliaia di biglietti regalati, svenduti, e interi settori lasciati chiusi. Il colpo d’occhio che ci attende quando mettiamo piede nell’arena, una decina di minuti prima dell’inizio del concerto di Gabry Ponte, racconta una storia completamente diversa: un parterre inondato di persone, e lo stesso sulle tribune, stipate in ogni fila e posto. Un sold out di quelli veri – e con il palco molto, molto indietro pare che a conteggi definitivi ci siano buone chances di avere un record di presenze per la struttura – che preannuncia un successo strepitoso. E così sarà, due ore più tardi, quando le note di ‘Blue’ degli Eiffel 65 risuoneranno nel palazzetto.

Ma come ci è arrivato Gabry Ponte a fare il Forum e ad avere in cantiere altri due palasport (Torino già sold out, Bologna quasi) e poi una serata da headliner a Rock in Roma? La risposta è nelle facce del pubblico che affolla Assago: 50enni con figli; 40enni in ampie compagnie di amiche e amici di una vita in libera uscita per tornare adolescenti per una sera; 30enni che hanno vissuto per pochissimo la stagione della dance italiana degli anni d’oro; 20enni e ragazzini che invece vivono questo fenomeno nella sua terza wave. Sì, perché Gabry ha un grandissimo merito: quello di essere stato caparbio, tenace, di aver battuto ogni strada, dalla TV (Amici di Maria De Filippi è una vetrina di straordinaria popolarità) agli interminabili tour nelle discoteche di provincia quando la dance era un poco in disarmo e molti hanno cambiato strada, o alzato bandiera bianca.

Foto: Francesco Prandoni

Gabry Ponte no. Lui ha proseguito sempre, portando in dote certamente i successi dell’epoca Eiffel 65 e della sua prima incarnazione solista, ma anche svecchiando costantemente il sound e tenendosi aggiornato su cosa funzionava. Il che, naturalmente, ha ripagato con gli interessi nel momento in cui il clubbing è tornato ad essere un fenomeno interessante, arrivando già rodato e con un robusto entourage manageriale, social, video, booking quando si trattava di presentarsi in maniera seria, imprenditoriale, nel rinnovato circuito dei super club e dei festival. Non è cosa da poco, in un Paese dove l’idea di strutturarsi è arrivata sì e no da una decina d’anni. E in tutta onestà, Ponte è uno di una professionalità rara, capace di vedere lontano, pensare a lungo termine e investire per ampliare la propria figura invece di tentare di fare all-in sulla breve distanza come tanti. Tutto questo ha certamente contribuito a fidelizzare una fanbase che negli anni, nei decenni ha potuto contare su un personaggio carismatico, divertente, entusiasmante, in una parola, pop. E se ci pensate, in Italia la dance più pop è sempre stata un genere di enorme successo, però sempre rinnegata, snobbata da tanti circuiti anche mainstream, come se ci fosse da vergognarsi. E poi però vediamo star del mondo techno, house, alternativo, suoanre hit super popolari nei festival più cool. Vai a sapere…

Ma com’era questo spettacolo? Una produzione con i fiocchi o un carrozzone revival? Decisamente più la prima delle due. Consolle, ledwall, visual ben curati e progettati da Creaction Studio, che già in passato avevano collaborato con act internazionali come Mathame, un impianto degno del Forum, laser e light design all’altezza. Una produzione mai troppo complicata e cervellotica ma sempre funzionale alla narrazione della musica. Picchi di grande impatto visivo nei video a tema fantasy e medievale, molto azzeccati su certi brani e davvero suggestivi; una pecca invece quelli di netta ispirazione Afterlife, molto ben disegnati e messi a schermo ma davvero troppo vicini a quel mondo per non far scattare il paragone. Evidentemente, il concept visivo dei Tale Of Us sta facendo la storia e scuola. Molto scenografici i laser, sia in versione monocroma che multicolor, che quando partono e investono il parterre e le tribune del Forum fanno davvero sognare.

Foto: Francesco Prandoni

D’accordo, ma la musica? Ecco, anche qui. Gabry Ponte ha scelto una strada giusta, giustissima, con una scaletta che non era pura nostalgia ma una riproposizione aggiornata di un sacco di hit – sue e non solo – oltre che di brani recenti, storici, dance e pop, tenendo sempre una vibe e un’energia altissime. Per dire, la media dei bpm era allegramente oltre i 140, spesso sopra i 150, e a tratti la differenza con i set che vediamo nei festival tipo Awakenings era davvero poca o nulla. Nessun ospite, anche qui a segnare una dimostrazione di forza nell’epoca in cui tutti attirano pubblico annunciando comparsate random di amici e colleghi. Sul palco con Gabry soltanto il tenore Lorenzo Battagion per lo spazio di un brano, e il painista Gabriele Rossi per un paio di suggestive intro. Poi, certo, abbiamo sentito e cantato in coro le varie ‘Geordie’, ‘Giulia’, ‘Time To Rock’, ‘Quelli Che Non Hanno Età’, ‘Cosa Resterà’, fino a ‘La Danza Delle Streghe’. E ci mancherebbe altro. Perché proprio su questi successi immortali Ponte ha costruito non soltanto una grande popolarità, ma un’eredità infinita fatta di effetto nostalgia, voglia di esserci, sing-a-long da grande evento. L’unica sporcatura, a mio avviso davvero incomprensibile, è proprio sul finale. Che naturalmente è ‘Blue’, e che è annunciata da un bel discorso, commovente, vero, e che poi però quando parte è un mix di versioni tra cui quella di Guetta e remix ad altissima velocità. Ecco, ‘Blue’ è un pezzo talmente storico e importante che bastava mettere la versione originale per mandarci tutti a casa con i brividi e le lacrime agli occhi.

Ma poco male: il Forum esplodeva di energia come poche volte abbiamo visto; un artista italiano ha messo tutti gli altri a rincorrere, dimostrando che i palasport non sono solo roba da Peggy Gou o David Guetta o altre superstar globali. Per certi versi, è il trionfo di un’Italia musicale che troppo spesso è invisibile (scrutando sul web non mi pare di vedere molti articoli dedicati a un evento che ha fatto numeri giganti) ma esiste e vive di dimensioni eccezionali. Non è molto diverso dagli anni ’90: all’epoca le discoteche e i dj facevano la rivoluzione ma il sistema raccontava quasi soltanto il vecchio pop da prima serata in TV. Oggi i media musicali vivono di Sanremo e dintorni per almeno due mesi l’anno, e danno ampio risalto e fenomeni che in concreto sono appunto più mediatici che reali, se parliamo di pubblico. Mentre un dj ha fatto sold out al Forum.

In definitiva, bravo Gabry Ponte, bravi e brave tutti quelli e quelle persone che lavorano nel suo team e hanno dato vita a una serata impegnativa dal punto di vista della produzione ma che alla prova dei fatti si è rivelata assolutamente all’altezza delle aspettative e dell’occasione. Che sia il preludio di un grande evento estivo? Un San Siro? Un Ippodromo? Chissà…

 

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Albi Scotti
Albi Scotti
Giornalista di DJ Mag Italia e responsabile dei contenuti web della rivista. DJ. Speaker e autore radiofonico.