• VENERDì 22 NOVEMBRE 2024
Costume e Società

Kanye West, i Daft Punk, l’EDM: l’eterna lotta tra suonare e schiacciare play

Cosa ci insegna la Listening Experience di Ye e Ty Dolla $ign

Foto: Albi Scotti

Kanye West (e Ty Dolla $ign, che nessuno calcola, poveraccio, ma che è il 50% del progetto, quindi socio alla pari) ieri ha portato a Milano la Listening Experience di ‘VULTURES 1’, il nuovo acclamato album insieme appunto a Ty Dolla $ign. In breve, non un concerto ma – dichiaratamente – un ascolto collettivo del disco in streaming, mentre Kanye, Ty e amici (Quavo, Freddie Gibbs, Playboi Carti, personaggi vari del mondo rap americano probabilmente in trasferta a Milano per la fashion week) ballavano, saltavano, facevano cose in mezzo alla sala. La sala, per inciso, era il Forum di Assago, quasi 10mila posti a sedere (il parterre era interamente occupato dalla scenografia, un cilindro in tela al centro), un posto che di recente hanno riempito spettacoli come Gabry Ponte e il Deejay Time.

Ora, tralasciamo tutto un discorso filosofico e sociologico su come si possano spendere dai 115 agli oltre 200 euro per un biglietto dove si va a sentire il disco di un artista che è fisicamente lì ma non prende in mano il microfono nemmeno per dire “ciao Milano!”. Perché parliamo di un livello nuovo di pensiero e azione: pago per vedere l’artista in quanto tale, per poterlo fotografare e riprendere, anche se si presenta mascherato ed è tutto fuorché empatico. Tralasciamo tutto questo e concentriamoci su un altro aspetto: lo scandalo è Kanye non abbia suonato dal vivo? Perché se è così, non possiamo ignorare l’elefante nella stanza. Quanti dj negli ultimi dieci anni almeno suonano set o parti di set pre-registrate? Anche solo per esigenze di scena, di sincrono con visual e light design. Una pratica sempre criticatissima eppure molto popolare, diventata comune all’epoca dell’EDM, che sull’apparato scenografico puntava mote dele sue carte, e che ha dato spinta al mondo dei festival e dei super club e ha fatto vendere moltissimi biglietti agli appassionati. O ancora: i Daft Punk, intoccabili, sacri, cosa facevano davvero di live nel famoso tour della piramide?

È una provocazione, ma non solo. Siamo sinceri: il playback e le esibizioni pre-registrate esistono da tempo immemore. Un artista di norma preferisce performare davvero, dal vivo, che sia un cantante, rapper, dj, producer, live musician, quello che vi pare. È una questione di godimento personale, di ambizione, di ego, ma anche forse soprattutto di rispetto del pubblico. Che paga un biglietto e vuole – o almeno dovrebbe esigere, pretendere – qualcosa di più di un compitino ricopiato. Ma allora dove sta la sottile differenza tra Kanye, che perlomeno si premura di definire il suo evento non “live” ma “Listening Experience”, nel cui pacchetto è inclusa la possibilità di instagrammare tutto l’instagrammabile (ovvero poter dire “io c’ero, e quello lì con la maschera e il piumino è davvero lui, l’artista, era qui!!”), e gli show che vengono sfacciatamente chiamati “concerti” da un bel po’ di anni in qua, ma dove l’artista non sta facendo praticamente nulla?

Ne abbiamo parlato spesso, in questi anni. I fan della musica elettronica si sono molto spesso irritati, incazzati, ribellati, hanno fatto le pulci e iper-criticato i propri eroi. Tutto questo con Kanye però non è avvenuto. Non avviene neppure con i live trap, dove molto spesso chi deve rappare è stonatissimo (in ogni senso), non va a tempo, non ha fiato, e si fa sgamare con la base, anzi con proprio il playback completo sotto. La questione è semplice: ognuno fa ciò che gli pare con il proprio denaro, non è un reato spenderelo per spettacoli che prevedono uno sforzo davvero minimo da parte di chi sta sul palco. Ma è un crimine contro la musica e contro se stessi, anzi contro tutti gli appassionati. Perché abbassiamo l’asticella delle aspettative, e alziamo quella dell’accettazione passiva di ogni cazzata che viene propinata. E chi sta dall’altra se ne approfitta. Meditiamo.

Articolo PrecedenteArticolo Successivo
Albi Scotti
Albi Scotti
Giornalista di DJ Mag Italia e responsabile dei contenuti web della rivista. DJ. Speaker e autore radiofonico.