Foto: Instagram @benebenebar
Circa 25 anni fa locali e negozi di dischi iniziavano a riempirsi di sonorità rilassanti grazie a compilation come Buddha Bar ed Hotel Costes e dj come Claude Challe e Stephane Pompougnac. È vero, nei tanti listening bar sparsi per il mondo e ormai pure per l’Italia, più che lounge e chill out, si ascoltano classici del jazz, del rock, della black music o dell’elettronica. Ma l’atmosfera è rilassata, perfetta per chi ha passato da un po’ i vent’anni e non ha quindi più l’energia per ballare e/o saltare per ore, sotto cassa o in console. E pure per chi è più giovane ma ha il culto del suono perfetto e preferisce sorseggiare un drink comodamente seduto ad ascoltare musica piuttosto che ballare fino all’alba.
I listening bar possono poi essere frequentati senza aspettare le 2 del mattino e non c’è bisogno di procurarsi mesi il biglietto mesi prima, come quando si va ad un festival. E se per partecipare ad un rave ci vuole un briciolo di follia, per rilassarsi in locali come questi basta aprire le orecchie per godersi impianto audio e selezione musicale.
Il fenomeno, per una volta, c’è davvero, non è solo un trend che sta riempiendo anche magazine che musica ed hi fi non li raccontano spesso. A Milano, ad esempio, è appena nato Lubna, listening restaurant bar a due passi da Fondazione Prada e Porta Romana. Lo ha creato il team che in città ha portato al successo Moebius, bar ristorante stellato Michelin, ed è un locale decisamente ambizioso, anche dal punto di vista architettonico. Ovviamente, qui la console conta, anzi sta al posto d’onore.
In città, tra gli altri, si fa notare per il suo impianto audio artigianale realizzato da Giorgio di Salvo, il Bene Bene (nella foto), vicino a Corso Buenos Aires. Club Giovanile Milano, è invece nato da poco in Zona Certosa. I più anticonformisti (e quindi senz’altro chi scrive) approveranno la scelta dello staff di lasciar intravedere, sull’intonaco dell’esterno, la scritta Suini da Macello, ovviamente ereditata dalla precedente gestione di questo spazio. Un altro spot imperdibile degli ultimi mesi è Da Orient, curioso quanto internazionale ibrido tra dj shop con consolle, salotto mondano, negozio di abbigliamento vintage e cocktail bar. In breve è diventato uno dei place to be di una certa Milano musicale.
Dexter Soundbites, in zona Isola, ancora a Milano, risponde con un altro nome forte, ispirato al serial killer dell’omonima serie tv. Qui, mentre si ascoltano classici di Marvin Gaye, Talking Heads o A Tribe Calls Quest, si gustano Negroni d’autore accompagnati magari da qualcosa di buono dal mondo (per la precisione dal Giappone, dal Messico, dal Peru o dalla Spagna). E sempre all’Isola, Solchi – Drink D’Ascolto è un piccolo bar gestito con passione da dj e da bartender dall’istrionico Luca D’Andria. Un’esperienza da provare.
Secondo chi ha creato Dexter, in ogni città dovrebbe esserci un locale come JBS, santuario dedicato al jazz a Shibuya,Tokyo, nato nell’ormai lontano 2007 dalla immensa collezione di dischi del titolare, Kobayashi. Il titolare, mentre seleziona musica, riesce pure a servire i clienti del suo bar (o viceversa).
Chi si trova bene in un listening bar in Italia, oltre che in Giappone, dove hi fi & vinile sono una religione, non può che far tappa a Londra, dove gli spazi di questo tipo non si contano. Dal Bar Levan a Peckham al Chiave di Shoreditch passando per il Goodbye Horses di Islington, ce n’è per tutti i gusti. Anche per chi vuol guardare e farsi guardare, che sceglie probabilmente lo Stereo, a Covent Garden.
Come ogni tendenza, anche quella di uscire per ascoltare bella musica nei bar, passerà. Nel frattempo, non sono pochi i professionisti del mixer italiani che si stanno specializzando nel proporre musica da ascoltare e non da ballare. Come in altre situazioni, presenza scenica e carisma aiutano, ma quel che conta davvero in dj set è la giusta selezione musicale.
27.02.2025