Dopo ‘Piece of your Heart’, ‘Lose Control’ tramite Virgin Records Germany/Polydor UK. Nominati ai Music Moves Europe Talent Awards e candidati ai prossimi Grammy, i Meduza saranno impegnati all’ESNS 2020 a gennaio. Simon de Jano, Luca de Gregorio e Matt Madwill non li ferma più nessuno. Dopo tanta gavetta, i riflettori restano accesi sulla promo che arriva direttamente dall’estero. L’intervista che segue è stata realizzata in italiano (…) ma ormai i Meduza pensano e sognano in inglese: sono cittadini del mondo e sfruttano nel migliore dei modi la comunicazione e le relazioni internazionali. Così, hanno poco tempo da perdere e vanno subito al sodo.
Come è nato ‘Lose Control’? Da che spunto?
‘Lose Control’ è nato dall’idea di voler dare un follow-up a ‘Piece Of Your Heart’ mantenendo una linea coerente nei suoni e nel mood, ma dando quel tocco in più rispetto al primo che potesse renderlo più innovativo. La voce e il cantato di Becky sono stati quello “step in più” necessari per far sì che la traccia avesse un volto nuovo ma rimanendo sempre all’interno di una corsia della musica house. Siamo sempre stati fan della sua voce e delle sue canzoni, abbiamo scoperto che lavoravamo per la stessa label nel Regno Unito, così abbiamo chiesto se fosse possibile organizzare una session insieme, e in un solo pomeriggio abbiamo completato ‘Lose Control’.
Un remix alla release porterebbe un valore aggiunto al pacchetto? O il singolo è forte di suo e camminerà con le sue gambe come il precedente?
Ogni remix è come un’opera a sé, concede all’artista di dare una propria visione e interpretazione al brano concedendogli una nuova veste in ambiti musicali diversi, quindi si è sempre un valore aggiunto.
In che genere collochereste il Meduza sound?
Siamo un progetto underground, melodic house. Racchiudendo però il tutto dicendo che è semplicemente house. Che venga considerato più o meno mainstream, rimane sempre house. Quando anni fa i big di questo genere come Eric Prydz, Roger Sanchez, Eric Morillo finivano in radio con le loro tracce, nessuno li definiva artisti pop: sono sempre rimasti house, con la differenza che loro sono riusciti a far piacere questo genere a gente non di settore portando la house music in radio. Come ora siamo riusciti a fare noi.
Quale hardware o software è stato decisivo nella produzione?
Cambiamo molto spesso gli strumenti che utilizziamo, anche per un discorso di creatività. Proviamo sempre tutto, solo così possiamo capire cosa è più adatto in ogni situazione.
Come siete intervenuti in fase di mix e mastering?
La fortuna di poter seguire la traccia dalla nascita, fino al master, ci permette di intervenire costantemente sul mix. Non separiamo nettamente la session di writing e quella di mix: è qualcosa che cresce e cambia con la traccia. Arriviamo così ad avere un pre-master molto vicino a quello che abbiamo in mente come idea finale.
13.12.2019