• SABATO 28 DICEMBRE 2024
Interviste

I Parisi si raccontano: un viaggio sonoro e infinito

Da Salerno al Grammy, una storia che sembra un film per i fratelli che ora puntano ancora più in alto. Esplorando nuovi suoni e nuove opportunità

Foto: Simone Peluso ed Enrico Rassu

Due fratelli, una casa piena di strumenti e un sogno che supera i confini di Salerno per arrivare a Londra, fino ai vertici della musica mondiale. Marco e Jack Parisi, cresciuti con la passione trasmessa dal padre musicista, e che abbiamo da poco ascoltato durante una DJ MAG Sessions su Radio m2o, hanno trasformato il gioco in arte e l’arte in successo. Polistrumentisti già in adolescenza, hanno trovato nella capitale britannica un ambiente aperto e collaborativo. Londra li ha spinti verso una rete di connessioni uniche, collaborando con artisti come Fred Again.., Ed Sheeran e Swedish House Mafia.

È proprio con Fred che trovano il trampolino di lancio definitivo, partecipando alla produzione di album iconici e raggiungendo l’apice con un Grammy. Il loro segreto? Essere autentici, grati e sempre pronti a cogliere ogni opportunità. Ora, tornano in Italia per ispirare le nuove generazioni, dimostrando che anche da una piccola città del sud si può arrivare ovunque.  Tanti ci provano, pochi ci riescono, a diventare dei Parisi. “Abbiamo messo tanta tanta passione, tanto lavoro e anche tanta ricerca in quello che finora abbiamo fatto”, spiegano. Marco ha iniziato dal pianoforte, Jack dalla batteria e a cavallo del 2013-14, quando Marco ha scoperto una tastiera atipica e intuitiva come la Roli Seaboard ha iniziato a trascorrere una media di otto ore al giorno negli ultimi 10 anni della sua vita. A suo modo, Jack ha iniziato a sperimentare, esplorare il mondo della musica elettronica, della tecnologia, dei software, dei plug-in. “Il nerd sono io”, avverte Marco. Poi si corregge: “Entrambi siamo nerd ma su due fronti differenti”. E noi? Li abbiamo intervistati, ovvio.

 

Il termine “band” e il concetto stesso di “gruppo” sono messi a dura prova da un’epoca di individualismo sempre più esplicito. I Parisi possono essere considerati una band di musica elettronica?
Proprio recentemente abbiamo visto un video di uno dei nostri batteristi preferiti di sempre e sottolineava proprio questa mancanza di coesione tra membri di un collettivo. Per rispondere alla domanda, sì, pensiamo ai Parisi come a un progetto a vedute larghe.

Tempo per la ricerca? Molto, sottolineava Marco…
Quando non c’era ancora ancora YouTube e non avevi modo di trovare dei tutorial, noi c’eravamo. Quando poi sono usciti i tutorial, ci siamo concentrati su quelli. E tanto lavoro, tanta ricerca, la ricerca del perfezionismo da parte di entrambi. Una cosa che poi sfocia nel nell’ossessione, che non va bene. Fare centinaia di take prima di essere convinti di quello che si fa era la norma. Abbiamo avuto anche fortuna e di essere stati circondati da artisti che vedevano le cose come le vedevamo noi, che spendiamo ore e ore a parlare, ad approfondire.

I fratelli Parisi sono campani Doc. Amano il feeling e il lato confidenziale. Chiamano amichevolmente Fred quel Fred again.. che spopola ormai nel circuito mainstream della dance elettronica.
Con Fred mostriamo l’ossessione per la ricerca, per capire, per lo scoprire nuove strade. Possiamo e vogliamo creare un suono nuovo. Abbiamo provato a esplorare nuovi modi per gestire e scrivere dei gruppi di batteria in maniera un pochino diversa da quelli classici. Non ci fermiamo mai perché vogliamo che il nostro sound si evolva sempre e costantemente e che ci sia sempre qualcosa di nuovo all’orizzonte per noi e per chi ci segue. Poi, come diceva Socrate, più sai, più sai di non sapere.

 

 
 
 
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Magari con l’intento di ricreare lo stesso sound che nasce in studio anche nei live.
Assolutamente. È il nostro intento. Tutto parte dai live perché e ci accorgiamo che più suoni dal vivo e più hai modo di provare cose nuove, comprendendo anche contesti differenti. Poi torniamo in studio ed esploriamo nuovamente ciò che il brano ci ha trasmesso nei live. C’è una notevole differenza nel creare le cose in studio per poi portarle fuori nel mondo e viceversa. È tutta questione di attitudine e creatività. Quando suoniamo poi ogni volta ci accorgiamo dei difetti dei brani. Successivamente, nasce una ricerca nuova.

Come siete riusciti a bilanciare la vostra identità musicale dopo aver lavorato con artisti di generi e stili diversi come Ed Sheeran o lo stesso Fred again..?
Pensiamo sia un equilibrio che venga un po’ in automatico grazie al nostro background. Siamo cresciuti ascoltando Pino Daniele. Abbiamo ascoltato tanta musica italiana, da Battisti a Mina, Fossati, poi c’è stato un balzo in avanti e un interessamento per Sting, Steve Wonder a Phil Collins e la musica classica, jazz. Avere un background così vario ci ha fatto approcciare a molti generi. Diciamo che avere molta versatilità ci permette di essere più creativi anche in generi completamente diversi fra di loro. Siamo anche convinti che essere italiani, avere avuto un background ascoltando musica che nelle altre parti del mondo probabilmente non hanno mai sentito, ci dà un plus in più siamo. Siamo convinti che in Inghilterra pochi abbiano sentito parlare di Mina o Battisti.

Tutti noi invece conosciamo quel tipo di armonie, di melodie. C’è anche un discorso che si apre alla libertà esplorativa, no?
Diciamo che noi partiamo da questo. Siamo in un momento creativo. Ovviamente, viviamo la pressione della deadline da parte della discografia ma in fondo poi pensiamo solo a lavorare e in maniera super concentrata. Quando il master esce dallo studio e diventa discografia, tutto diventa massima creatività.

 

Intelligenza artificiale, utilizzo di nuove tecnologie, supporti hi-tech, scorciatoie. Cosa utilizzate?
Siamo super nerd, come detto. Pertanto, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale rientra per noi come strumento di amplificazione di quello che già diciamo facciamo e creiamo, come la gestione del flusso. Ma non utilizziamo le app generative. L’AI però è interessante qundo ti indica nuove soluzioni. Restiamo comunque fan del vintage.

La vostra versatilità non vi ha mai relegato a un preciso genere.
Personalmente, siamo convinti di vivere un periodo storico dove il genere non conta: conta la musica in sé, conta quello che fai, l’emozione che trasmetti. Il 2024 è stato l’anno dei back to back: tanti dj anche di generi e background diversi si sono spesso uniti per fare dei set insieme. Ecco, secondo noi non c’è niente di più bello di questo mix, con persone ai poli opposti che alla fine si incontrano.

 

 

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Riccardo Sada
Riccardo Sada
Distratto o forse ammaliato dalla sua primogenita, attratto da tutto ciò che è trance e nu disco, electro e progressive house, lo trovate spesso in qualche studio di registrazione, a volte in qualche rave, raramente nei localoni o a qualche party sulle spiagge di Tel Aviv.