La stagione estiva vedrà la partecipazione di Popof alla serata Pyramid all’Amnesia e al Resistance presso il Privilege. Non sarà solo il re di Ibiza ma anche il guru del Mysteryland all’interno di un super stage come quello del Cocoon, e all’Elektric Park e al BPM festival in Portogallo.
Alexandre Paounov non è solo un’animale da live: è un condottiero delle produzioni discografiche e ha pubblicato una lunga sequenza di EP. Ultimo in ordine di uscita, ‘Flashback’, fresco di approdo sull’etichetta di Paco Osuna, la Mindshake Records. Ad accompagnare la release c’è anche un remix di Latmun. La titletrack ‘Flashback’ fonde elementi funk con linee di basso analogiche e riff progressivi che hanno un impatto sorprendente tra il pubblico. Alla base di tutto, tanta passione e soprattutto tanta energia, ravvivate da synth sinuosi e rullate che sul dancefloor creano una specie di onda, una ola elettronica continua.
Come è nato ‘Flashback EP’?
Come tutti gli altri EP: direttamente dal mio coraggio. Non pianifico mai davvero le mie uscite, semplicemente accadono. Per quanto riguarda ‘Flashback’, penso sia… perfetto, a mio avviso; nulla è mai così perfetto quando parliamo di arte, di musica; perché è tutta una questione soggettiva. Dipende davvero da come le persone guardano le cose e vivono il proprio stato d’animo.
Ricordi la tua prima esperienza alle prese con una produzione?
Ero un adolescente, lavoravo in uno studio di registrazione professionale e il capo decise di insegnarmi cosa fosse la musica purché gestita da un computer. Così, iniziai a trascorrere le mie giornate imparando ad usare un Atari e un campionatore Akai 2000. Componevo tutto ciò che volevo. Questa è stata la mia prima esperienza in uno studio e solo più tardi comprai la mia attrezzatura.
Rinnovi costantemente le tue banche suoni?
Sì e non solo quelle, anche i miei plug-in VST. Ci sono sempre nuove cose disponibili sul mercato che risultano grandi perché mi forniscono nuove idee. Mi faccio ispirare dai software. Uso anche un sacco di hardware. Spesso è da strumenti come Virus o Moog che escono le grandi idee.
Lavori da solo?
Totalmente. Anche se mi piace condividere il mio spazio in studio di volta in volta, essere un solitario mi permette di avere una prospettiva diversa. Ho il mio studio personale nel seminterrato di casa mia. Lì ho la mia intimità.
Come fai a produrre una traccia? Qual è il primo passo che compi?
In primo luogo, comincio sempre a comporre gli elementi ritmici. Poi, cerco una bassline che mi convinca davvero, e dopo ciò aggiungo i lead e gli effetti. La seconda fase la raggiungo quando arrivo a un loop che suona bene: guardo ogni elemento in dettaglio e comincio a modificare la traccia. In seguito, non esiste un percorso veramente logico, lascio che il mio cuore e le mie orecchie mi guidino nel processo creativo. Al di fuori della musica elettronica, suono la batteria, la chitarra e il pianoforte e questo mi rendo autosufficiente in fase di composizione.
Quale software utilizzi? Quale hardware?
Uso principalmente Cubase, molti plug in Komplete Kontrol di Native Instruments, poi Serum, Synthmaster, Sylenth1, Nemesis, Microtonic. Poi Virus Ti Access, Novation Ultranova, Roland Tb 303, Elektron Machine Drum, Moog Little Phatty.
Mixi in the box o attraverso una console analogica?
Lavoravo su una console mixer analogica tempo fa, ma ora sono passato al mixing interno con Cubase perché la tecnologia si è evoluta e il suono prodotto è estremamente buono.
Cosa ti piacerebbe fosse inventato nel campo del software?
Un plugin in cui è possibile isolare parti sonore e quindi metterle in modalità di ripetizione, accelerarle o rallentarle quanto si vuole, mentre si lancia o si sgancia contemporaneamente un loop. Sono in grado di farlo con un sacco di plug-in, ma sfortunatamente non ce n’é uno che faccia tutto questo da solo.
17.06.2019