• VENERDì 20 SETTEMBRE 2024
Recensioni

‘X2VR’ di Sfera Ebbasta segna la fine dell’età della trap

Con il nuovo disco X2VR e il sold out a Sansiro, Sfera Ebbasta conclude il proprio arco narrativo, consegnando se stesso e la trap alla storia del rap italiano
 
Foto: Lorenzo Villa
 
L’artista che più ha segnato gli ultimi dieci anni della musica rap italiana è senza ombra di dubbio Sfera Ebbasta. Non ci sono discussioni a riguardo: lui (insieme al producer Charlie Charles) decretò un passaggio generazionale tra il rap dei Club Dogo, di Fabri Fibra e di Marracash, aprendo le strade ad una nuova generazione che avrebbe da lì a poco cambiato il sistema per sempre. A colpi di hit sempre più grandi, smantellò li linguaggio, lo stile e l’estetica del rap italiano, mentre con la forza dei numeri imponeva il rap come la musica principe della contemporaneità. Tutto ciò lo fece a partire da un singolo progetto che segnò l’inizio della sua era, il mai dimenticato ‘XDVR’ ( tradotto ‘Per Davvero’). Uscito da indipendente nel 2015, ma subito dopo preso sotto l’ala di Marracash e Shablo in Roccia Music, ‘XDVR’ dimostrò che la nuova generazione aveva fame e che era pronta a prendersi lo scettro, in barba a consuetudini più o meno giuste, che si erano fossilizzate come dogmi monolitici.
 
Dal 2015 a oggi sono passati otto anni e Sfera, insieme a quelli che erano la nuova scena, è diventato il sistema. Con quattro dischi sulle spalle, è (insieme a Marracash) il rapper più grande attualmente in Italia, così rilevante da fare sold out a San Siro in meno di 24 ore.  È un giovane uomo che ha superato da poco i 30. È diventato padre. E ha un conto in banca che gli permetterebbe già ad oggi di smettere di lavorare senza doversi preoccupare del futuro. Insomma, come direbbe lui stesso, “da niente a qualcosa, da qualcosa a tutto”. Ma, come insegna la montagna, in cima c’è tutto tranne l’aria. Una cosa che in molti questi anni gli ha continuato a rimproverare è stato il costante appiattimento verso una celebrazione del successo che sembrava aver perso il valore intrinseco, in una ricerca spasmodica del nome più importante da coinvolgere nel progetto, nel festeggiare l’ennesimo disco di platino o il record di turno, a sfavore di una musica via via più povera. ‘Famoso’ in questo senso è stato l’esempio lampante, un disco dal peso specifico enorme sulla carta e nei numeri, ma che all’ascolto risultava irrilevante.
 
 
Non si sa cosa abbia pensato Sfera o cosa lo abbia spinto a tornare sui suoi passi, ma l’annuncio di ‘X2VR’ è stato un richiamo fortissimo al passato, alle origini, alle sue radici: i palazzi di Cinisello, il racconto della strada, tutto il suo immaginario. A tutte quelle cose che lo avevano reso grande. Ma come affrontare tutto ciò? Da una parte c’è il distacco ormai assodato e reso anche palese dalla copertina: una foto in bianco e nero minimale, pulitissima, con Sfera di fronte ad un microfono e in braccio suo figlio. Un contrappunto enorme rispetto al capitolo precedente, che aveva una copertina in bianco e nero sporca, dove il grigio e il nero dei palazzi sullo sfondo erano in contrasto con il rosa fluorescente della lean e il verde elettrico.
 
Dall’altro c’è la malinconia di chi quei posti li conosce, li ha vissuti e dove ha lasciato affetti più o meno grandi. Per questo ‘X2VR’ è il disco più sentimentale per ora prodotto da Sfera, che finalmente apre delle fenditure nella sua corazza da top boy, per mostrarci la solitudine che si prova quando si guarda gli altri dall’alto. Le canzoni interessanti sono proprio quelle in cui le crepe sono più profonde e visibili, brani come ‘VDLC’ (che riprende l’iconico brano di Jake la Furia ‘Vida Loca’), ’15 Piani’ e ‘Fragile’ sono il sale che dà nutrimento all’intero progetto, e che finalmente dimostrano come ci sia altro che Sfera ha da dire e che può offrire. Questo disco in un certo senso chiude anche le serrande sull’ormai morente età della trap, ‘X2VR’ riporta il rap ad una dimensione più street e meno melodica, in una forma che è, per certi versi, elementare, sia nel linguaggio che nella struttura ma che suona maledettamente attuale, in un contesto culturale che ha completamente assorbito e anzi già da qualche anno rigetta la dinamica del player tutto d’un pezzo che era stata la cifra stilistica di quegli anni.
 
Con questo disco, il più grande di tutti i rapper giovani mette la parola fine a questa deriva, provando a rimettere al centro del villaggio una forma di narrazione più sfaccettata e polivalente, e lo fa senza rinunciare a ciò che l’ha reso grande: ponderando street hit come ‘3uphon’, con pezzi più melodici come ‘Anche Stasera’ fino ai canzoni più conscious come quelle sopracitate. Ora che il disco è fuori e il successo è trasversale, con il sold out di San Siro a fare da ciliegina sulla torta, non resta che capire come si muoverà Sfera dopo il suo disco più personale, quali territori esplorerà e dove vorrà traghettare il pubblico. Lui che quasi dieci anni fa aprì un’era, oggi la chiude, e non resta che domandarsi se sarà lui il protagonista assoluto del prossimo futuro o se, in certo senso, il suo ciclo narrativo con questo album si sia chiuso, passando lo scettro del rivoluzionario del rap ad un’altra giovane leva che dovrà traghettarlo verso il futuro. Ma per questo, c’è ancora tempo. Nel frattempo Sfera è tornato. Per Davvero.
 
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